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Castello di Rivoli: Retrospettiva dell’artista Nalini Malani
Nel contesto di un progetto collaborativo tra due Musei Internazionali, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e il Centre Pompidou di Parigi, viene presentata la prima retrospettiva di Nalini Malani in Italia. La Mostra racchiude quasi cinquant’anni di carriera artistica ed è composta da due parti, ognuna delle quali racchiude una diversa selezione di opere. Dopo l’allestimento al Centre Pompidou di Parigi nel 2017, la seconda parte della retrospettiva debutta al Castello di Rivoli a partire dal 18 settembre 2018 al 6 gennaio 2018. L’artista Nalini Malani può essere considerata un’antesignana dell’arte contemporanea in India, dove vive e lavora a Mumbai, città che continua a chiamare Bombay. Malani ricerca tramite il disegno, la pittura, l’installazione e altre forme sperimentali d’arte la ripetitività della violenza durante la storia, in particolare quella sulle donne e nell’incontrollabile processo di globalizzazione.
Fortemente politica, la sua arte attinge illuminazione da modelli appartenenti alla cultura orientale, nei miti greci, oltre ad un panorama che contempla teatro e letteratura. Appassionando gli osservatori con ambienti immersivi e multisensoriali, l’artista pone i riflettori sulle terribili conseguenze delle guerre, degli estremismi religiosi e sullo sfruttamento dell’ambiente naturale. Afferma Carolyn Christov–Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli” Il lavoro di Malani riguarda la possibilità di rendere visibile l’invisibile, di mettere in primo piano le ombre, di combinare ciò che è documentabile e urgente con una visione mitica ed universale. Nata a Karachi nel 1946 da madre Sikh e padre teosofo, Nalini Malani, ha conosciuto un mondo in crisi, tormentato dalle conseguenze del colonialismo, delle guerre mondiali e dai loro postumi con enormi masse di popolazione in movimento forzato. Ma ha anche avuto accesso alle conoscenze cosmopolite e mondane, emancipatrici transnazionali di teosofi come Annie Besant, le cui visioni di un universi interconnesso di forme-pensiero configuravano in qualche modo la futura fisica quantistica. La famiglia di Malani, come altre, fu costretta a fuggire durante la Partizione, e la piccola Nalini, fu segnata a tal punto da quel periodo, che il suo immaginario affiora come ritorno di materiale psichico represso, che ricompare come se fosse vomitato dalla profondità di un subconscio pieno di orrori e traumi”.
Le due parti della retrospettiva Nalini Malani: La rivolta dei morti, non sono ordinate in sequenza cronologica, bensì seguendo un criterio che tiene in considerazione i grandi temi che sono presenti nelle sue opere a partire dal 1969. L’artista, volendo dare una connotazione diversa al classico significato di retrospettiva, sia per il Castello di Rivoli che per il Centre Pompidou di Parigi, ha realizzato un nuovo “wall drawing/erasure performance” (disegno a muro/performance di cancellazione), nel quale emergono personaggi e rimandi iconografici e letterari, che variano tra arte indiana, miti greci, citazioni letterarie, tra cui Italo Calvino (1923-1985) e il poeta Attipat Krishnaswami Ramanujan (1929-1993), a storie di violenza e differenziazione contemporanea.
La Mostra presso il Castello di Rivoli è articolata all’interno delle cinque stanze al terzo piano del Museo. Oltre alla Mostra, viene proposta un ciclo di incontri e dialoghi con storici dell’arte, studiosi ed artisti, rivolti ad alcuni tra i fondamentali principi del lavoro di Nalini Malani, ponendo l’attenzione alla ripetuta violenza nei confronti del genere femminile.
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