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Natura

I cavalli selvaggi dell’Aveto: una risorsa per la biodiversità che va tutelata

I cavalli selvaggi del parco dell’Aveto per anni hanno lavorato nelle vallate liguri come cavalli domestici, circa vent’anni fa quando l’ultimo proprietario è deceduto, rimasti allo stato brado, hanno iniziato a riprodursi e ad adattarsi all’ambiente circostante che offre loro tutte le risorse necessarie per garantirne la sopravvivenza senza alcun contatto con l’uomo.

Questi branchi rappresentano in Italia e in Europa una risorsa naturalistica unica e preziosa per lo studio e l’osservazione del rapporto con l’ambiente e la conservazione dell’habitat nell’ambito di una splendida oasi naturale, quella del parco dell’Aveto, situata nell’entroterra del Tigullio e non lontano dal confine piemontese, a circa 80 km, considerata una delle zone più belle dell’Appennino ligure.

Il parco dell’Aveto si estende per poco più di tremila ettari fra i comuni di Santo Stefano d’Aveto, Rezzoaglio, Borzonasca, Mezzanego e Ne, e interessa tre valli distinte: la val d’Aveto, la val Graveglia e la valle Sturla; tre territori con caratteristiche differenti e peculiari motivo per cui all’interno del parco si ritrovano l’alta montagna, i paesaggi rurali, gli uliveti, ma anche castagneti, faggete e prati pascolati che si fondono con rocce e minerali delle cave della val Graveglia.

I territori che sono interessati dalla presenza dei branchi di cavalli selvaggi sono la valle Sturla e l’alta val Graveglia dove questi ultimi sono ad oggi tutelati grazie alla realizzazione del progetto “I cavalli selvaggi dell’Aveto“. L’idea del progetto nacque quando, nel 2009, alla dottoressa Paola Marinari, referente per le pubbliche relazioni e sviluppo collaborazioni, giunse la notizia dell’uccisione di due cavalli nella zona di Perlezzi, notizia che scatenò i sindaci contro i cavalli anziché contro l’uomo responsabile della loro fucilazione.

La dottoressa Marinari considerò questo atteggiamento profondamente ingiusto e a questo proposito iniziò a mettersi in contatto con politici regionali e nazionali per denunciare lo stato delle cose in val d’Aveto riuscendo a raggiungere il ministero della Salute, sezione Tutela animale e una consigliera regionale che si fece da promotrice del progetto.

Inizialmente il progetto prevedeva però come unica alternativa al macello la cattura e il conseguente allontanamento dei cavalli dal territorio. Marinari pensò quindi ad un modo per valorizzare la loro presenza in modo da farli diventare una risorsa per il territorio e, ricollegandosi alla fiorente attività di whalewatching in Liguria, pensò di lanciare l’horsewatching ossia il punto di inizio per la concretizzazione del progetto “I cavalli selvaggi dell’Aveto” raggiunta nel 2012.

I cavalli di questa zona hanno dato origine a nuove generazioni nate in natura, oggi presenti sul territorio grazie anche al lavoro di etologi e naturalisti. Costituiscono un importante strumento di equilibrio per l’habitat e sono considerati una risorsa per il “turismo slow” in quanto vengono organizzate in ogni stagione escursioni che permettono di osservare i branchi e al tempo stesso godersi la bellezza dei paesaggi circostanti.

Per approfondire e ottenere ulteriori informazioni:

https://www.icavalliselvaggidellaveto.com

http://www.parcoaveto.it

https://youtu.be/GQK-DBW0CCU


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