Curiosità
Visitare le Langhe senza un programma: la vera essenza potrebbe nascondersi qui
Un viaggio nelle Langhe è fatto di paesaggi unici, tramonti da fotografia, buon cibo e ottimo vino. Questo territorio dichiarato Patrimonio dell’Unesco, si contraddistingue da sempre per i suoi paesaggi vitivinicoli che lo rendono una perla rara a un’ora da Torino.
Come accade spesso nei luoghi ricchi di storia e di tradizione, è difficile selezionare cosa “non si può perdere assolutamente”, però ciò che si può fare in questi casi è affidarsi a chi è del posto, a chi conosce i punti forti, le osterie nascoste e le parole in dialetto stretto.
Enrico Masoero, assieme alla moglie Elisa, é il proprietario de Il Convivio a Diano d’Alba. Enrico è nato e cresciuto a Diano, accoglie i clienti nella sua cascina e come prima cosa si siede al tavolo, prende una mappa del posto e insegna a fare un programma. Per lui, le tappe interessanti delle Langhe sono quelle per nulla “in”: la parte selvaggia, l’Alta Langa, con i suoi paesini poco abitati, nasconde la vera identità del posto. Certo, dice, un bicchiere di vino a Barolo perché no, però non è tutto lì, insomma. L’essenza, se uno la cerca, deve sudarsela, cercarla nel silenzio delle colline, nei bar di paese, nel confronto con le persone. Il “programma dei luoghi da visitare” è quindi fatto a posta per essere tradito: bisogna lasciarsi trasportare, non avere paura di cambiare idea, di seguire una strada sterrata in mezzo alla campagna e vedere dove porta.
Com’è noto anche cibo e la tavola giocano un ruolo centrale per il turismo di queste zone meravigliose: le Langhe offrono sapori e accostamenti deliziosi, come la carne cruda all’Albese che profuma di tartufo. E’ naturale che da un lato non si vorrebbe mai perdere l’opportunità di gustare subito i piatti tipici, dall’altra però è altrettanto importante però per chi visita questi posti, provare a dimenticare il menù alla carta e cercare le osterie che portano al tavolo “quello che c’è”: così facendo si assaggiano le origini e la storia di queste terre, si mangia come i braccianti e i contadini che queste terre le hanno coltivate, si mangia come si fa in una grande famiglia.
In effetti i veri sapori piemontesi delle Langhe sono nei piatti poveri: un misto fritto fatto con le frattaglie, perché il contadino sa che dell’animale non si spreca nulla. La bagna càuda, che ha in sé il sapore dell’inverno: “mangiata bollente, verdure, acciughe salate, ti aiuta a sostenere meglio le temperature. E’ la rappresentazione della piemontesità!” Questi piatti tipici vengono sempre proposti dalle osterie antiche del posto, che però hanno imparato a stare al passo con i tempi della terra.
Anche per il vino la stessa filosofia: un calice di Barolo e Barbaresco fanno onore alla qualità di questi prodotti e questi terreni, però attenzione anche ai vini meno conosciuti ma altrettanto meritevoli, come il Pelaverga, un vino prodotto nel paese di Verduno, che rimane poco conosciuto perché di piccola produzione.
Il modo migliore insomma per non perdersi nulla, o il meno possibile, di questi luoghi è quello di viverli in maniera più semplice possibile, come farebbe una persona del posto, con rispetto e interesse delle tradizioni, dei tempi della natura; lasciando stare la fretta di avere e capire tutto in pochi giorni. Il segreto potrebbe essere quello di lasciarsi stupire di quello che l’oste porterà in tavola, mentre la natura con i suoi tramonti meraviglia gli occhi.
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