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Musei

Museo del Paesaggio – Verbania
Tipologia
Descrizione

Il museo storico artistico del Verbano nasce nel 1909 per diventare museo del Paesaggio nel 1914, con una denominazione impegnativa che lo rende un caso unico nel panorama dei musei italiani. Il paesaggio è infatti, per definizione, un concetto onnicomprensivo in cui rientrano tutti gli elementi che caratterizzano un territorio: la natura, la storia, ma anche la stratificazione del tempo e delle opere dell'uomo. Ecco perché il museo del Paesaggio di Verbania accanto ai reperti archeologici conserva quadri, sculture, fotografie ed esempi di religiosità popolare, declinando l'idea di paesaggio in momenti articolati del territorio, tentando un approfondimento dei suoi aspetti storico-culturali e storico-artistici. La collezione museale, oltre ad avere la sua sede presso il palazzo Viani-Dugnani, si trova anche a palazzo Biumi Innocenti. In questa seconda sede vi sono le raccolte dedicate alla religiosità, alla cultura popolare e alla fotografia nonché la direzione, il centro studi sul paesaggio, l'archivio dei giardini e la biblioteca.

Descrizione lunga

Il museo storico artistico del Verbano nasce nel 1909 per diventare museo del Paesaggio nel 1914, con una denominazione impegnativa che lo rende un caso unico nel panorama dei musei italiani. Il paesaggio è infatti, per definizione, un concetto onnicomprensivo in cui rientrano tutti gli elementi che caratterizzano un territorio: la natura, la storia, ma anche la stratificazione del tempo e delle opere dell'uomo. Ecco perché il museo del Paesaggio di Verbania accanto ai reperti archeologici conserva quadri, sculture, fotografie ed esempi di religiosità popolare, declinando l'idea di paesaggio in momenti articolati del territorio, tentando un approfondimento dei suoi aspetti storico-culturali e storico-artistici. La collezione museale, oltre ad avere la sua sede presso il palazzo Viani-Dugnani, si trova anche a palazzo Biumi Innocenti. In questa seconda sede vi sono le raccolte dedicate alla religiosità, alla cultura popolare e alla fotografia nonché la direzione, il centro studi sul paesaggio, l'archivio dei giardini e la biblioteca.

Museo del Palio Asti
Descrizione

Il Museo, ospitato nelle sale del quattrocentesco Palazzo Mazzola, racconta le tappe più significative della storia del Palio e della città attraverso documenti , manifesti e locandine d’epoca, antichi drappi del Palio e attraverso postazioni multimediali con approfondimenti e immagini suggestive  che aiutano il visitatore ad approfondire gli argomenti di maggior interesse.

Il Museo è aperto al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00; il martedì e il giovedì anche dalle ore 15,00 alle ore 17,30. Sabato e domenica dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 19,00.

Descrizione lunga

Il Museo, ospitato nelle sale del quattrocentesco Palazzo Mazzola, racconta le tappe più significative della storia del Palio e della città attraverso documenti , manifesti e locandine d’epoca, antichi drappi del Palio e attraverso postazioni multimediali con approfondimenti e immagini suggestive  che aiutano il visitatore ad approfondire gli argomenti di maggior interesse.

Il Museo è aperto al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00; il martedì e il giovedì anche dalle ore 15,00 alle ore 17,30. Sabato e domenica dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 19,00.

Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare – Vercelli
Tipologia
Descrizione

Il Museo del Tesoro del Duomo si trova all'interno del Palazzo Arcivescovile di Vercelli e conserva importanti oggetti provenienti dalla Cattedrale di S. Eusebio arricchitasi, nel corso dei secoli, di opere d'arte dal valore inestimabile. L'esposizione comprende l'originale riempimento del Crocifisso dell'XI secolo, le cui lamine sono tuttora conservate in Cattedrale, tre bacili in bronzo del XII secolo e alcuni oggetti liturgici cinquecenteschi donati alla Cattedrale da esponenti della famiglia Ferrero, alla guida dell'episcopio vercellese tra XVI e XVII secolo. La figura di S. Eusebio, patrono di Vercelli e primo vescovo del Piemonte, è richiamata dalla preziosa legatura del Codice A, Vetus Latina del IV secolo la cui stesura è tradizionalmente ricondotta al Santo. Parallelamente l'esposizione tiene vivo il ricordo di altri vescovi della Cattedrale mediante la presenza di oggetti a loro donati o appartenuti, come alcuni calici e un servizio pontificale da viaggio. Punto luce del Museo è la collezione di reliquiari, la più importante dell'Italia Settentrionale. Le opere si riferiscono a diverse tipologie databili dal VII al XVII secolo. Recentemente, a conclusione del percorso espositivo si sono aggiunte le Stanze del Papa delle quali la prima è evocativa della visita di Giovanni Paolo II del 1998, poiché conserva parte degli arredi originali e un altare portatile in cui sono esposti alcuni oggetti legati all'evento, mentre la seconda riecheggia il legame tra la città e Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II. Egli fu vescovo di Vercelli tra 1502 e 1503 e, nonostante il suo fugace episcopato, magnificò la cattedra eusebiana donandole un paramento di altissima qualità esecutiva che oggi è esposto insieme ad un altro splendido esempio di agopittura, l'arazzo con il Battesimo di Cristo. Unitamente alle ricche opere tessili esposte nelle Stanze del Papa sono presenti anche pitture vere e proprie, in particolare l'Adorazione dei Magi di Gerolamo Giovenone che fotografa le preziose vesti cinquecentesche e la Madonna in trono con Bambino e Santi, tavola la cui lunga vita pittorica è stata riscoperta dal recente restauro. Il patrimonio della Biblioteca Capitolare, ordinariamente accessibile ai soli studiosi e ricercatori che ne richiedono la consultazione per scopi scientifici, è costituito da un'importantissima raccolta di 260 codici databili dal IV al XV secolo. Tra i manoscritti di maggior pregio si segnalano: il Codex Vercellensis Evangeliorum (Codice A), del IV secolo e ricondotto dalla tradizione a S. Eusebio, l'Apollo Medicus (CCII), del IX secolo con splendide miniature a piena pagina, il Vercelli Book (CXVII), tra i più antichi codici in lingua anglosassone fino ad ora conosciuti, risalente alla fine del X secolo. Inoltre, la Biblioteca conserva 17 incunaboli, 150 cinquecentine e 3000 edizioni dei secoli successivi.La Biblioteca non è normalmente aperta ai visitatori, salvo visite guidate su richiesta per gruppi (da 5 a 20 partecipanti) o particolari eventi organizzati dalla Fondazione.

Descrizione lunga

Il Museo del Tesoro del Duomo si trova all'interno del Palazzo Arcivescovile di Vercelli e conserva importanti oggetti provenienti dalla Cattedrale di S. Eusebio arricchitasi, nel corso dei secoli, di opere d'arte dal valore inestimabile. L'esposizione comprende l'originale riempimento del Crocifisso dell'XI secolo, le cui lamine sono tuttora conservate in Cattedrale, tre bacili in bronzo del XII secolo e alcuni oggetti liturgici cinquecenteschi donati alla Cattedrale da esponenti della famiglia Ferrero, alla guida dell'episcopio vercellese tra XVI e XVII secolo. La figura di S. Eusebio, patrono di Vercelli e primo vescovo del Piemonte, è richiamata dalla preziosa legatura del Codice A, Vetus Latina del IV secolo la cui stesura è tradizionalmente ricondotta al Santo. Parallelamente l'esposizione tiene vivo il ricordo di altri vescovi della Cattedrale mediante la presenza di oggetti a loro donati o appartenuti, come alcuni calici e un servizio pontificale da viaggio. Punto luce del Museo è la collezione di reliquiari, la più importante dell'Italia Settentrionale. Le opere si riferiscono a diverse tipologie databili dal VII al XVII secolo. Recentemente, a conclusione del percorso espositivo si sono aggiunte le Stanze del Papa delle quali la prima è evocativa della visita di Giovanni Paolo II del 1998, poiché conserva parte degli arredi originali e un altare portatile in cui sono esposti alcuni oggetti legati all'evento, mentre la seconda riecheggia il legame tra la città e Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II. Egli fu vescovo di Vercelli tra 1502 e 1503 e, nonostante il suo fugace episcopato, magnificò la cattedra eusebiana donandole un paramento di altissima qualità esecutiva che oggi è esposto insieme ad un altro splendido esempio di agopittura, l'arazzo con il Battesimo di Cristo. Unitamente alle ricche opere tessili esposte nelle Stanze del Papa sono presenti anche pitture vere e proprie, in particolare l'Adorazione dei Magi di Gerolamo Giovenone che fotografa le preziose vesti cinquecentesche e la Madonna in trono con Bambino e Santi, tavola la cui lunga vita pittorica è stata riscoperta dal recente restauro. Il patrimonio della Biblioteca Capitolare, ordinariamente accessibile ai soli studiosi e ricercatori che ne richiedono la consultazione per scopi scientifici, è costituito da un'importantissima raccolta di 260 codici databili dal IV al XV secolo. Tra i manoscritti di maggior pregio si segnalano: il Codex Vercellensis Evangeliorum (Codice A), del IV secolo e ricondotto dalla tradizione a S. Eusebio, l'Apollo Medicus (CCII), del IX secolo con splendide miniature a piena pagina, il Vercelli Book (CXVII), tra i più antichi codici in lingua anglosassone fino ad ora conosciuti, risalente alla fine del X secolo. Inoltre, la Biblioteca conserva 17 incunaboli, 150 cinquecentine e 3000 edizioni dei secoli successivi.La Biblioteca non è normalmente aperta ai visitatori, salvo visite guidate su richiesta per gruppi (da 5 a 20 partecipanti) o particolari eventi organizzati dalla Fondazione.

Museo di Arti Decorative Fondazione Accorsi-Ometto – Torino
Tipologia
Descrizione

Il museo, inaugurato nel 1999 e dedicato alle arti decorative, è legato alla istituzione, nel 1983 della “Fondazione Pietro Accorsi”, nata per conservare la notevolissima collezione dell’antiquario Pietro Accorsi, deceduto a Torino il 16 ottobre 1982. Il Museo Accorsi (una casa-museo) accoglie, all’interno di una trentina di sale, l’intera collezione appartenuta all’antiquario, formata da centinaia di oggetti - mobili, tappeti, arazzi, dipinti, cristalli, maioliche, porcellane, argenterie – accuratamente selezionati, acquisiti sul mercato antiquario, e messi in relazione fra loro per ricreare le atmosfere del Settecento, secolo che vede Torino protagonista sulla scena internazionale alla pari dei più potenti Stati europei.

Descrizione lunga

Il museo, inaugurato nel 1999 e dedicato alle arti decorative, è legato alla istituzione, nel 1983 della “Fondazione Pietro Accorsi”, nata per conservare la notevolissima collezione dell’antiquario Pietro Accorsi, deceduto a Torino il 16 ottobre 1982. Il Museo Accorsi (una casa-museo) accoglie, all’interno di una trentina di sale, l’intera collezione appartenuta all’antiquario, formata da centinaia di oggetti - mobili, tappeti, arazzi, dipinti, cristalli, maioliche, porcellane, argenterie – accuratamente selezionati, acquisiti sul mercato antiquario, e messi in relazione fra loro per ricreare le atmosfere del Settecento, secolo che vede Torino protagonista sulla scena internazionale alla pari dei più potenti Stati europei.

Museo Etnologico Missionario Salesiano – Castelnuovo Don Bosco
Tipologia
Descrizione

Fra le verdi colline dell'astigiano, c'è una località nota nel mondo per i nomi di San Giovanni Bosco, fondatore dell´Opera Salesiana, San Giuseppe Cafasso, Beato Giuseppe Allamano, San Domenico Savio e il Cardinale Giovanni Cagliero. Si tratta del Colle Don Bosco dove ha sede l'Istituto salesiano che insieme alla chiesetta di Santa Maria Ausiliatrice, il Tempio Don Bosco, il Museo etnologico e delle Missioni salesiane, costituisce una meta imprescindibile per i fedeli che vi giungono da ogni parte d'Italia in tutte le stagioni dell'anno. Il museo etnologico missionario raccoglie oggetti e manufatti prodotti dalle popolazioni indigene dell'America meridionale, dell'Asia, dell'Africa e dell'Oceania e conserva rilevanti nuclei di materiale naturalistico raccolto in quelle terre dai missionari salesiani. Vi sono esposti oggetti di uso comune realizzati con grande perizia e con svariati materiali da donne e bambini, piccoli gioielli di lacca decorati con penne d'uccello o monili ricavati dalla corteccia degli alberi. Don Bosco (1815-1888), eletto santo dalla chiesa cattolica, oltre a essere fondatore dell'ordine dei Salesiani, rimane celebre per essere stato un grande educatore e pedagogo, capace di mettere in pratica i dettami della sua religione utilizzando metodi di insegnamento basati più sull'amore e sulla comprensione che sulla punizione e il castigo.

Descrizione lunga

Fra le verdi colline dell'astigiano, c'è una località nota nel mondo per i nomi di San Giovanni Bosco, fondatore dell´Opera Salesiana, San Giuseppe Cafasso, Beato Giuseppe Allamano, San Domenico Savio e il Cardinale Giovanni Cagliero. Si tratta del Colle Don Bosco dove ha sede l'Istituto salesiano che insieme alla chiesetta di Santa Maria Ausiliatrice, il Tempio Don Bosco, il Museo etnologico e delle Missioni salesiane, costituisce una meta imprescindibile per i fedeli che vi giungono da ogni parte d'Italia in tutte le stagioni dell'anno. Il museo etnologico missionario raccoglie oggetti e manufatti prodotti dalle popolazioni indigene dell'America meridionale, dell'Asia, dell'Africa e dell'Oceania e conserva rilevanti nuclei di materiale naturalistico raccolto in quelle terre dai missionari salesiani. Vi sono esposti oggetti di uso comune realizzati con grande perizia e con svariati materiali da donne e bambini, piccoli gioielli di lacca decorati con penne d'uccello o monili ricavati dalla corteccia degli alberi. Don Bosco (1815-1888), eletto santo dalla chiesa cattolica, oltre a essere fondatore dell'ordine dei Salesiani, rimane celebre per essere stato un grande educatore e pedagogo, capace di mettere in pratica i dettami della sua religione utilizzando metodi di insegnamento basati più sull'amore e sulla comprensione che sulla punizione e il castigo.

Museo Francesco Borgogna – Vercelli
Tipologia
Descrizione

Situato nel cuore di Vercelli e sorto per legato testamentario di Antonio Borgogna nel 1907, filantropo e collezionista d'arte, ospita una vasta collezione di pittura, scultura, arti decorative, lastre fotografiche. Per la quantità e qualità di opere pittoriche italiane ed europee, che spaziano dal Medioevo al Novecento, è considerata la seconda pinacoteca del Piemonte dopo la Galleria Sabauda di Torino.

L'allestimento della collezione segue l'ordine cronologico e per scuole artistiche: pittura piemontese del XV e XVI sec., pittura italiana del XV e XVI sec., pittura italiana del XVII e XVIII sec., pittura italiana del XVII e XVIII sec., pittura fiamminga, pittura olandese, pittura tedesca.

Descrizione lunga

Situato nel cuore di Vercelli e sorto per legato testamentario di Antonio Borgogna nel 1907, filantropo e collezionista d'arte, ospita una vasta collezione di pittura, scultura, arti decorative, lastre fotografiche. Per la quantità e qualità di opere pittoriche italiane ed europee, che spaziano dal Medioevo al Novecento, è considerata la seconda pinacoteca del Piemonte dopo la Galleria Sabauda di Torino.

L'allestimento della collezione segue l'ordine cronologico e per scuole artistiche: pittura piemontese del XV e XVI sec., pittura italiana del XV e XVI sec., pittura italiana del XVII e XVIII sec., pittura italiana del XVII e XVIII sec., pittura fiamminga, pittura olandese, pittura tedesca.

Museo Storico dei Vigili del Fuoco – Torino
Tipologia
Descrizione

Il museo Museo Storico dei Vigili del Fuoco, nato nel 1991 in occasione delle Celebrazioni del 50° Anniversario di Fondazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ospita la preziosa raccolta di automezzi, documenti, attrezzature e memorie storiche, di cui disponeva da tempo l'Archivio storico. Il corpus maggiore del patrimonio fotografico unico per ricchezza e completezza, riguarda il Secondo Conflitto Mondiale, con i suoi tre preziosi volumi composti di oltre 1000 fotografie, e con la raccolta quasi completa dei negativi originali composta da circa 4000 fotogrammi restaurati, raccolti e ordinati. Altre 4000/5000 immagini fotografiche e in negativo degli anni pre bellici e fino ai giorni nostri, completano l'archivio. Altre foto ancora sempre dei primi del '900 di proprietà dell'Associazione Per la Storia dei Vigili del Fuoco, arricchiscono il patrimonio aperto alla consultazione e messo a disposizione della collettività. Il patrimonio dell'archivio è inoltre composto da mezzi di diverse dimensioni e tipologie, attrezzature e documenti che hanno quotidianamente scritto la storia dei Vigili del Fuoco dal secolo XVIII ad oggi, che sono in gran parte custoditi in differenti ubicazioni, ma quasi mai consone al patrimonio stesso, quantificabili allo stato attuale in oltre 70 veicoli di diverse epoche.: A completamento degli automezzi vi sono, inoltre, quelle attrezzature di diverse dimensioni e tipologie, che hanno costituito il corredo operativo del vigile del fuoco negli anni antecedenti alla costituzione del Corpo Nazionale e nel periodo successivo.

Descrizione lunga

Il museo Museo Storico dei Vigili del Fuoco, nato nel 1991 in occasione delle Celebrazioni del 50° Anniversario di Fondazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ospita la preziosa raccolta di automezzi, documenti, attrezzature e memorie storiche, di cui disponeva da tempo l'Archivio storico. Il corpus maggiore del patrimonio fotografico unico per ricchezza e completezza, riguarda il Secondo Conflitto Mondiale, con i suoi tre preziosi volumi composti di oltre 1000 fotografie, e con la raccolta quasi completa dei negativi originali composta da circa 4000 fotogrammi restaurati, raccolti e ordinati. Altre 4000/5000 immagini fotografiche e in negativo degli anni pre bellici e fino ai giorni nostri, completano l'archivio. Altre foto ancora sempre dei primi del '900 di proprietà dell'Associazione Per la Storia dei Vigili del Fuoco, arricchiscono il patrimonio aperto alla consultazione e messo a disposizione della collettività. Il patrimonio dell'archivio è inoltre composto da mezzi di diverse dimensioni e tipologie, attrezzature e documenti che hanno quotidianamente scritto la storia dei Vigili del Fuoco dal secolo XVIII ad oggi, che sono in gran parte custoditi in differenti ubicazioni, ma quasi mai consone al patrimonio stesso, quantificabili allo stato attuale in oltre 70 veicoli di diverse epoche.: A completamento degli automezzi vi sono, inoltre, quelle attrezzature di diverse dimensioni e tipologie, che hanno costituito il corredo operativo del vigile del fuoco negli anni antecedenti alla costituzione del Corpo Nazionale e nel periodo successivo.

Museo “A come Ambiente” – Torino
Tipologia
Descrizione

'A come Ambiente' si trova all'interno dell'Environment Park, il parco scientifico e tecnologico di Torino. Ha come obiettivo una cultura ambientale condivisa e diffusa, nuovi comportamenti individuali e collettivi, nel rispetto della natura. Il museo, interattivo e multimediale, è diviso in quattro sezioni: energia, trasporti, rifiuti, acqua. Il percorso è studiato in modo da coinvolgere il visitatore in performance e giochi. Divertimento e informazione, infatti, possono trasmettere una cultura che porta a comportamenti formativi che contribuiscono a migliorare la qualità della vita di ognuno di noi. L'allestimento è arricchito inoltre dalle opere di artisti italiani di fama internazionale: Ugo Nespolo (autore del logo), Piero Gilardi (che ha realizzato l'opera 'Prato solare' e "Respiro liquido" appositamente per il museo) ed anche installazioni di Corrado Bonomi, Francesco Casorati, Enrico T. De Paris, Ferdi Giardini, Mario Merz, Kimitake Sato, Gilberto Zorio, Angelo Grassi.

Descrizione lunga

'A come Ambiente' si trova all'interno dell'Environment Park, il parco scientifico e tecnologico di Torino. Ha come obiettivo una cultura ambientale condivisa e diffusa, nuovi comportamenti individuali e collettivi, nel rispetto della natura. Il museo, interattivo e multimediale, è diviso in quattro sezioni: energia, trasporti, rifiuti, acqua. Il percorso è studiato in modo da coinvolgere il visitatore in performance e giochi. Divertimento e informazione, infatti, possono trasmettere una cultura che porta a comportamenti formativi che contribuiscono a migliorare la qualità della vita di ognuno di noi. L'allestimento è arricchito inoltre dalle opere di artisti italiani di fama internazionale: Ugo Nespolo (autore del logo), Piero Gilardi (che ha realizzato l'opera 'Prato solare' e "Respiro liquido" appositamente per il museo) ed anche installazioni di Corrado Bonomi, Francesco Casorati, Enrico T. De Paris, Ferdi Giardini, Mario Merz, Kimitake Sato, Gilberto Zorio, Angelo Grassi.

Palazzo dei Musei – Varallo
Tipologia
Descrizione

Il palazzo dei musei è un ampio caseggiato con una corte interna dalla quale si può vedere uno scorcio del Sacro Monte. All'interno, su diversi piani, si possono visitare il museo di Storia Naturale, e la preziosa pinacoteca. Questa fu istituita nel 1887 per volontà della Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno e alla Società di Conservazione delle Opere d'Arte e dei monumenti in Valsesia. La collezione della Pinacoteca Varallo, costituita nel 1887 grazie alla Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno e alla Società di Conservazione delle Opere d´Arte e dei Monumenti in Valsesia, conta più di tremila opere che documentano la realtà figurativa valsesiana offrendo al visitatore un panorama esaustivo che va dal XV al XIX secolo. L´attuale allestimento comprende opere di Gaudenzio Ferrari e di Tanzio da Varallo, ma anche diMorazzone, Lanino, Gianoli e Orgiazzi. Tra le opere conservate vi sono bronzi, gessi, intagli, terrecotte e numerosi oggetti di mobilio. Nella sezione dedicata alla scultura vi sono significativi lavori provenienti dal Sacro Monte di Varallo e bozzetti di scultori come Carestia, Antonini, Albertoni, Della Vedova.

Descrizione lunga

Il palazzo dei musei è un ampio caseggiato con una corte interna dalla quale si può vedere uno scorcio del Sacro Monte. All'interno, su diversi piani, si possono visitare il museo di Storia Naturale, e la preziosa pinacoteca. Questa fu istituita nel 1887 per volontà della Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno e alla Società di Conservazione delle Opere d'Arte e dei monumenti in Valsesia. La collezione della Pinacoteca Varallo, costituita nel 1887 grazie alla Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno e alla Società di Conservazione delle Opere d´Arte e dei Monumenti in Valsesia, conta più di tremila opere che documentano la realtà figurativa valsesiana offrendo al visitatore un panorama esaustivo che va dal XV al XIX secolo. L´attuale allestimento comprende opere di Gaudenzio Ferrari e di Tanzio da Varallo, ma anche diMorazzone, Lanino, Gianoli e Orgiazzi. Tra le opere conservate vi sono bronzi, gessi, intagli, terrecotte e numerosi oggetti di mobilio. Nella sezione dedicata alla scultura vi sono significativi lavori provenienti dal Sacro Monte di Varallo e bozzetti di scultori come Carestia, Antonini, Albertoni, Della Vedova.

Palazzo Reale – Torino
Tipologia
Descrizione

Il Palazzo Reale, in piazza Castello a Torino, è il frutto di un progetto globale di ridefinizione della sede della corte, prima per i duchi e poi per i sovrani sabaudi. Sin dal 1584 Carlo Emanuele I avvia il cantiere per la realizzazione del “Palazzo Novo Grande”, avvalendosi della progettazione di Ascanio Vitozzi, cui subentreranno i Castellamonte e di seguito tutti gli architetti ducali. Filippo Juvarra, architetto regio, vi inserisce nel 1720 lo scalone delle forbici, risolvendo il complesso problema del collegamento verticale, e provvede all’inserimento delle preziose lacche cinesi acquistate da lui medesimo a Roma, nel Gabinetto Cinese, secondo il gusto per l’Oriente di quegli anni. Benedetto Alfieri, viceversa, ha parte determinante nella soluzione dell’organizzazione degli appartamenti di rappresentanza. Con la Restaurazione Vittorio Emanuele I fa risistemare gli appartamenti del primo e secondo piano e la cappella regia, nel 1823 si mette mano alla Galleria del Beaumont (poi ampiamente trasformata). Sotto Carlo Alberto Pelagio Palagi ridefinisce completamente l’arredo degli appartamenti di rappresentanza del primo piano (con la Sala del trono, 1836-1838, e il Salone degli Svizzeri). Con Vittorio Emanuele II, dal 1862, si avvia la campagna di ridefinizione dello scalone d’onore con il rifacimento del “plafone”, della balaustra, del pavimento e delle decorazioni in stucco. Emilio Stramucci negli anni Novanta del secolo aggiunge la Manica Nuova e procede a modesti interventi di ridecorazione. Dal 1955 il Palazzo Reale, con i suoi arredi, è in consegna alle Soprintendenze del Piemonte. All’interno si visitano il primo piano, con il Salone degli Svizzeri su disegno di Pelagio Palagi, la Sala delle Guardie del Corpo o delle Dignità con importanti dipinti, la Sala degli Staffieri o delle Virtù con il soffitto ligneo intagliato e dorato di Carlo Morello (1660), la Sala dei Paggi o delle Vittorie con soffitto e fregio su disegno di Michelangelo Morello (1660), la Sala del trono, la Sala delle Udienze private, la Sala del Consiglio, il notevolissimo Gabinetto delle Lacche cinesi su progetto di Juvarra, la Camera da letto di Carlo Alberto con il pregadio, la Galleria del Daniel (interamente affrescata nella volta verso il 1690 con temi allegorici) e la preziosa Sala del caffè, oltre all’attigua Sala da pranzo fatta allestire da Umberto I nel corso della riplasmazione degli appartamenti da lui voluta e, per finire, la Camera dell’Alcova, tra le più fastose dell’intero palazzo, usata da Carlo Emanuele II, Vittorio Amedeo II e poi trasformata da Carlo Emanuele III in piccola sala da ballo. Saltuariamente, fuori dal percorso consolidato, si possono visitare l’appartamento della Regina, quello di Madama Felicita (sorella di Vittorio Amedeo III che vi risiedette dal 1788), gli appartamenti dei Duchi di Savoia, l’appartamento dei Duchi d’Aosta e l’appartamento di Vittorio Emanuele duca di Savoia. All’esterno del Palazzo è possibile visitare i notevoli giardini reali, in origine su disegno di André Le-Nôtre, su committenza di Vittorio Amedeo II (1697-1698), con fontane e gruppi di statuaria.   Palazzo Reale, i Giardini Reali, La Biblioteca Reale, l'Armeria Reale, la nuova Galleria Sabauda, il Museo Archeologico e Palazzo Chiablese fanno parte di in unico grande progetto museale: Il Polo Reale, visitabile con un unico biglietto.

Descrizione lunga

Il Palazzo Reale, in piazza Castello a Torino, è il frutto di un progetto globale di ridefinizione della sede della corte, prima per i duchi e poi per i sovrani sabaudi. Sin dal 1584 Carlo Emanuele I avvia il cantiere per la realizzazione del “Palazzo Novo Grande”, avvalendosi della progettazione di Ascanio Vitozzi, cui subentreranno i Castellamonte e di seguito tutti gli architetti ducali. Filippo Juvarra, architetto regio, vi inserisce nel 1720 lo scalone delle forbici, risolvendo il complesso problema del collegamento verticale, e provvede all’inserimento delle preziose lacche cinesi acquistate da lui medesimo a Roma, nel Gabinetto Cinese, secondo il gusto per l’Oriente di quegli anni. Benedetto Alfieri, viceversa, ha parte determinante nella soluzione dell’organizzazione degli appartamenti di rappresentanza. Con la Restaurazione Vittorio Emanuele I fa risistemare gli appartamenti del primo e secondo piano e la cappella regia, nel 1823 si mette mano alla Galleria del Beaumont (poi ampiamente trasformata). Sotto Carlo Alberto Pelagio Palagi ridefinisce completamente l’arredo degli appartamenti di rappresentanza del primo piano (con la Sala del trono, 1836-1838, e il Salone degli Svizzeri). Con Vittorio Emanuele II, dal 1862, si avvia la campagna di ridefinizione dello scalone d’onore con il rifacimento del “plafone”, della balaustra, del pavimento e delle decorazioni in stucco. Emilio Stramucci negli anni Novanta del secolo aggiunge la Manica Nuova e procede a modesti interventi di ridecorazione. Dal 1955 il Palazzo Reale, con i suoi arredi, è in consegna alle Soprintendenze del Piemonte. All’interno si visitano il primo piano, con il Salone degli Svizzeri su disegno di Pelagio Palagi, la Sala delle Guardie del Corpo o delle Dignità con importanti dipinti, la Sala degli Staffieri o delle Virtù con il soffitto ligneo intagliato e dorato di Carlo Morello (1660), la Sala dei Paggi o delle Vittorie con soffitto e fregio su disegno di Michelangelo Morello (1660), la Sala del trono, la Sala delle Udienze private, la Sala del Consiglio, il notevolissimo Gabinetto delle Lacche cinesi su progetto di Juvarra, la Camera da letto di Carlo Alberto con il pregadio, la Galleria del Daniel (interamente affrescata nella volta verso il 1690 con temi allegorici) e la preziosa Sala del caffè, oltre all’attigua Sala da pranzo fatta allestire da Umberto I nel corso della riplasmazione degli appartamenti da lui voluta e, per finire, la Camera dell’Alcova, tra le più fastose dell’intero palazzo, usata da Carlo Emanuele II, Vittorio Amedeo II e poi trasformata da Carlo Emanuele III in piccola sala da ballo. Saltuariamente, fuori dal percorso consolidato, si possono visitare l’appartamento della Regina, quello di Madama Felicita (sorella di Vittorio Amedeo III che vi risiedette dal 1788), gli appartamenti dei Duchi di Savoia, l’appartamento dei Duchi d’Aosta e l’appartamento di Vittorio Emanuele duca di Savoia. All’esterno del Palazzo è possibile visitare i notevoli giardini reali, in origine su disegno di André Le-Nôtre, su committenza di Vittorio Amedeo II (1697-1698), con fontane e gruppi di statuaria.   Palazzo Reale, i Giardini Reali, La Biblioteca Reale, l'Armeria Reale, la nuova Galleria Sabauda, il Museo Archeologico e Palazzo Chiablese fanno parte di in unico grande progetto museale: Il Polo Reale, visitabile con un unico biglietto.

Pinacoteca Agnelli – Torino
Tipologia
Descrizione

'Sbaglierebbe però percorso chi, entrando nella pinacoteca del Lingotto, cercasse subito un nesso artistico, il legame ideale tra le varie opere in mostra. Il solo filo che tutte le unisce è il piacere che io ho provato nel vederle, la prima volta e le numerose volte che mi sono fermato a studiarle. È questo l'invito che faccio ai visitatori: guardate il bello, lasciate che vi conquisti con il suo gusto e la sua bellezza.' Giovanni Agnelli   Canaletto, Matisse, Picasso, Renoir, Manet, Balla, Severini, Modigliani, Bellotto, Tiepolo, Canova: sono venticinque le opere di Giovanni e Marella Agnelli custodite nello 'scrigno' di Renzo Piano, un contenitore di vetro e acciaio appoggiato sulla copertura del Lingotto e aperto al pubblico nel 2002. Agnelli intende fin dall'inizio offrire ai torinesi 'piacere, bellezza e gioia', per condividere in primo luogo con i suoi concittadini, il percorso di formazione di un gusto estetico e il piacere che un'opera d'arte desiderata, scelta e amata provoca in chi la guarda. La pinacoteca è sede di esposizioni temporanee e di una galleria fotografica permanente 'Dalla fabbrica di Matté Trucco allo scrigno di Renzo Piano' che documenta le diverse fasi della trasformazione del Lingotto. La collezione permanente non è fra le più ampie ma è ricchissima di capolavori: sei opere del Canaletto, due quadri di Bernardo Bellotto (vedute di Dresda), sette magnifici dipinti di Matisse oltre a diverse tele di artisti francesi (Manet, Renoir, Picasso ecc.) e di artisti italiani (Balla, Severini ecc.). Fra quest'ultimi è molto ammirata la tela Nudo sdraiato di Amedeo Modigliani. In una delle sale di via Nizza infine fa bella mostra la statua Danzatrice con il dito al mento di Antonio Canova. La pinacoteca è comunque attrezzata come i più moderni musei, pertanto oltre al book shop è funzionante un efficiente servizio didattico attrezzato anche per i più giovani.

Descrizione lunga

'Sbaglierebbe però percorso chi, entrando nella pinacoteca del Lingotto, cercasse subito un nesso artistico, il legame ideale tra le varie opere in mostra. Il solo filo che tutte le unisce è il piacere che io ho provato nel vederle, la prima volta e le numerose volte che mi sono fermato a studiarle. È questo l'invito che faccio ai visitatori: guardate il bello, lasciate che vi conquisti con il suo gusto e la sua bellezza.' Giovanni Agnelli   Canaletto, Matisse, Picasso, Renoir, Manet, Balla, Severini, Modigliani, Bellotto, Tiepolo, Canova: sono venticinque le opere di Giovanni e Marella Agnelli custodite nello 'scrigno' di Renzo Piano, un contenitore di vetro e acciaio appoggiato sulla copertura del Lingotto e aperto al pubblico nel 2002. Agnelli intende fin dall'inizio offrire ai torinesi 'piacere, bellezza e gioia', per condividere in primo luogo con i suoi concittadini, il percorso di formazione di un gusto estetico e il piacere che un'opera d'arte desiderata, scelta e amata provoca in chi la guarda. La pinacoteca è sede di esposizioni temporanee e di una galleria fotografica permanente 'Dalla fabbrica di Matté Trucco allo scrigno di Renzo Piano' che documenta le diverse fasi della trasformazione del Lingotto. La collezione permanente non è fra le più ampie ma è ricchissima di capolavori: sei opere del Canaletto, due quadri di Bernardo Bellotto (vedute di Dresda), sette magnifici dipinti di Matisse oltre a diverse tele di artisti francesi (Manet, Renoir, Picasso ecc.) e di artisti italiani (Balla, Severini ecc.). Fra quest'ultimi è molto ammirata la tela Nudo sdraiato di Amedeo Modigliani. In una delle sale di via Nizza infine fa bella mostra la statua Danzatrice con il dito al mento di Antonio Canova. La pinacoteca è comunque attrezzata come i più moderni musei, pertanto oltre al book shop è funzionante un efficiente servizio didattico attrezzato anche per i più giovani.

Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti – Torino
Tipologia
Descrizione

e origini della pinacoteca Albertina risalgono al 1828, con la donazione della 'quadreria' di oltre duecento dipinti, appartenuta all'arcivescovo Mossi di Morano, cui si aggiunge nel 1832, da parte di re Carlo Alberto, il lascito di sessanta cartoni cinquecenteschi, connessi all'attività di Gaudenzio Ferrari e della sua scuola, fino ad allora conservati nei Regi Archivi. Durante l'Ottocento altri lasciti e donazioni di docenti e allievi dell'Accademia hanno arricchito il patrimonio confermando la sua primaria funzione legata a 'l'istruzione dei giovani inclinati alla bell'arte del disegno e delle pi'ture". La Pinacoteca ospita opere di Filippo Lippi, Ignazio Collino, Giuseppe Bagetti e Martin van Heemskerk. Vengono inoltre dedicate delle mostre temporanee ai 'Maestri dell'Accademia Albertina'.

Descrizione lunga

e origini della pinacoteca Albertina risalgono al 1828, con la donazione della 'quadreria' di oltre duecento dipinti, appartenuta all'arcivescovo Mossi di Morano, cui si aggiunge nel 1832, da parte di re Carlo Alberto, il lascito di sessanta cartoni cinquecenteschi, connessi all'attività di Gaudenzio Ferrari e della sua scuola, fino ad allora conservati nei Regi Archivi. Durante l'Ottocento altri lasciti e donazioni di docenti e allievi dell'Accademia hanno arricchito il patrimonio confermando la sua primaria funzione legata a 'l'istruzione dei giovani inclinati alla bell'arte del disegno e delle pi'ture". La Pinacoteca ospita opere di Filippo Lippi, Ignazio Collino, Giuseppe Bagetti e Martin van Heemskerk. Vengono inoltre dedicate delle mostre temporanee ai 'Maestri dell'Accademia Albertina'.

WiMU – Museo del Vino – Barolo
Tipologia
Descrizione

WiMu è il più innovativo museo del vino in Italia e tra i più importanti al mondo, inaugurato nel settembre 2010 e immerso nel cuore di un territorio famoso nel mondo per i suoi vini, il Barolo, situato all'interno di un castello dalla storia millenaria.

La visita è strutturata come una discesa in profondità nella cultura del vino: la suggestione di addentrarsi nei misteri e nei miti del frutto di Bacco corrisponde alla sensazione fisica di raggiungere il cuore del castello Falletti, seguendo il percorso di visita che procede dal terzo piano fino ai livelli seminterrati.

All'inizio del percorso è la natura ad essere protagonista, per il suo indiscusso contributo alla creazione di un grande vino. Qui le sale evocano e suggeriscono, avvolgendo il visitatore in una pura emozione. Di seguito il percorso conduce alla scoperta del vino nella storia e nell'arte, in cucina e nel cinema, nella musica e nella letteratura, nei miti universali e nelle tradizioni locali.

Descrizione lunga

WiMu è il più innovativo museo del vino in Italia e tra i più importanti al mondo, inaugurato nel settembre 2010 e immerso nel cuore di un territorio famoso nel mondo per i suoi vini, il Barolo, situato all'interno di un castello dalla storia millenaria.

La visita è strutturata come una discesa in profondità nella cultura del vino: la suggestione di addentrarsi nei misteri e nei miti del frutto di Bacco corrisponde alla sensazione fisica di raggiungere il cuore del castello Falletti, seguendo il percorso di visita che procede dal terzo piano fino ai livelli seminterrati.

All'inizio del percorso è la natura ad essere protagonista, per il suo indiscusso contributo alla creazione di un grande vino. Qui le sale evocano e suggeriscono, avvolgendo il visitatore in una pura emozione. Di seguito il percorso conduce alla scoperta del vino nella storia e nell'arte, in cucina e nel cinema, nella musica e nella letteratura, nei miti universali e nelle tradizioni locali.

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