Parchi Naturali in Piemonte
Il Parco Naturale Alta Valsesia, istituito nel 1979 è un'area naturale protetta che si sviluppa fino ai 4559 m della Punta Gnifetti sul Monte Rosa, rappresentando il parco più alto d’Europa. Il territorio tutelato si estende per circa 6500 ettari e occupa le testate della Valsesia, Val Sermenza e Val Mastallone (comuni di Alagna, Rima, Carcoforo, Rimasco, Fobello e Rimella).
Gran parte del parco ha una morfologia di tipo glaciale: i ghiacciai hanno costituito per secoli l’elemento predominante della Valsesia e formano ancora oggi un fondale nel territorio di Alagna, influenzando l’ecosistema del parco. Per la sua particolare estensione in alta quota, la vegetazione è quella propria del piano alpino e subalpino: boschi di larice, praterie alpine e specie pioniere degli ambienti più estremi. Nelle aree non interessate dai ghiacciai è presente la vegetazione tipica del piano montano: fitti boschi di faggio e abete bianco.
La fauna del parco è costituita da stambecchi, camosci, marmotte, caprioli, galli forcelli, lepri variabili e l’aquila reale.
Il Parco Naturale Alta Valsesia, istituito nel 1979 è un'area naturale protetta che si sviluppa fino ai 4559 m della Punta Gnifetti sul Monte Rosa, rappresentando il parco più alto d’Europa. Il territorio tutelato si estende per circa 6500 ettari e occupa le testate della Valsesia, Val Sermenza e Val Mastallone (comuni di Alagna, Rima, Carcoforo, Rimasco, Fobello e Rimella).
Gran parte del parco ha una morfologia di tipo glaciale: i ghiacciai hanno costituito per secoli l’elemento predominante della Valsesia e formano ancora oggi un fondale nel territorio di Alagna, influenzando l’ecosistema del parco. Per la sua particolare estensione in alta quota, la vegetazione è quella propria del piano alpino e subalpino: boschi di larice, praterie alpine e specie pioniere degli ambienti più estremi. Nelle aree non interessate dai ghiacciai è presente la vegetazione tipica del piano montano: fitti boschi di faggio e abete bianco.
La fauna del parco è costituita da stambecchi, camosci, marmotte, caprioli, galli forcelli, lepri variabili e l’aquila reale.
Il Parco naturale dei Laghi di Avigliana, istituito nel 1980 e gestito dall'Ente di Gestione Alpi Cozie, si trova in Valle di Susa, ai piedi del Monte Pirchiriano (dove sorge l'antica abbazia della Sacra di San Michele, nell'anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana), a circa 20 km da Torino.
Il parco è caratterizzato da due bacini lacustri, dai rilievi collinari e dalla zona umida dei Mareschi e dai Laghi di Avigliana (Lago Piccolo e Lago Grande) che sono una testimonianza degli ultimi due periodi glaciali.
L'ittiofauna è composta da cavedani, carpe, scardole e altri pesci come il luccio, il pesce gatto, l'alborella, la tinca, il persico reale, il persico sole e il persico trota e l'anguilla. Ci sono centinaia di volatili di varie specie, quali moriglioni, morette, alzavole, fischioni, gallinelle d'acqua, mestoloni. Si possono osservare germani, delle folaghe, degli aironi cenerini e dei cormorani sul Lago Piccolo. Uno degli animali più caratteristici è lo Svasso Maggiore.
La flora è quella tipica delle zone umide ed è caratterizzata da boschi, prati e da una fascia di canneto.
Il Parco naturale dei Laghi di Avigliana, istituito nel 1980 e gestito dall'Ente di Gestione Alpi Cozie, si trova in Valle di Susa, ai piedi del Monte Pirchiriano (dove sorge l'antica abbazia della Sacra di San Michele, nell'anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana), a circa 20 km da Torino.
Il parco è caratterizzato da due bacini lacustri, dai rilievi collinari e dalla zona umida dei Mareschi e dai Laghi di Avigliana (Lago Piccolo e Lago Grande) che sono una testimonianza degli ultimi due periodi glaciali.
L'ittiofauna è composta da cavedani, carpe, scardole e altri pesci come il luccio, il pesce gatto, l'alborella, la tinca, il persico reale, il persico sole e il persico trota e l'anguilla. Ci sono centinaia di volatili di varie specie, quali moriglioni, morette, alzavole, fischioni, gallinelle d'acqua, mestoloni. Si possono osservare germani, delle folaghe, degli aironi cenerini e dei cormorani sul Lago Piccolo. Uno degli animali più caratteristici è lo Svasso Maggiore.
La flora è quella tipica delle zone umide ed è caratterizzata da boschi, prati e da una fascia di canneto.
Il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago, ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, si trova sul versante occidentale del Lago Maggiore in una zona collinare del Piemonte (comprende i comuni di Arona, Dormelletto, Comignago e Oleggio Castello) e ha una superficie di 473 ettari circa.
Comprende una zona umida, ricca di stagni, torbiere e paludi, mentre nei prati e nei pascoli si coltiva e si pratica l'allevamento di cavalli da corsa, ed ha una zona di boschi e brughiere.
La flora è caratterizzata da boschi con querce, castagni, betulle, frassini, e di conifere e preserva specie vegetali più o meno rare, tipiche di alcune zone umide, come castagna d'acqua, tife, mazzasorda, cannuccia di palude, ninfee, carici e mughetti. Nel sottobosco sono presenti anche molti funghi.
La fauna è composta da mustelidi, rapaci, roditori, anfibie (rana rossa, rana verde, raganella e rospi), oltre 100 specie di uccelli migratori e stanziali e cavalli da allevamento.
Il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago, ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, si trova sul versante occidentale del Lago Maggiore in una zona collinare del Piemonte (comprende i comuni di Arona, Dormelletto, Comignago e Oleggio Castello) e ha una superficie di 473 ettari circa.
Comprende una zona umida, ricca di stagni, torbiere e paludi, mentre nei prati e nei pascoli si coltiva e si pratica l'allevamento di cavalli da corsa, ed ha una zona di boschi e brughiere.
La flora è caratterizzata da boschi con querce, castagni, betulle, frassini, e di conifere e preserva specie vegetali più o meno rare, tipiche di alcune zone umide, come castagna d'acqua, tife, mazzasorda, cannuccia di palude, ninfee, carici e mughetti. Nel sottobosco sono presenti anche molti funghi.
La fauna è composta da mustelidi, rapaci, roditori, anfibie (rana rossa, rana verde, raganella e rospi), oltre 100 specie di uccelli migratori e stanziali e cavalli da allevamento.
L'area collocata sull'omonimo colle, a cavallo fra i comuni di Rubiana e Viù, rappresenta un luogo molto significativo dal punto di vista storico-culturale poiché fu teatro di importanti scontri durante la guerra di liberazione: già da anni è infatti stata scelta come "luogo della memoria" della Resistenza, a ricordo di 2104 partigiani caduti nelle valli circostanti. L'area riveste anche notevole interesse architettonico e paesaggistico per la presenza del Santuario della Madonna della Bassa e per i moltissimi punti panoramici che si affacciano sulle vallate e sulla pianura torinese.
La fitta rete di sentieri e mulattiere consente di apprezzare le caratteristiche naturali del luogo: negli ultimi 25-30 anni la pressione antropica è fortemente diminuita e il bosco ha via via riconquistato terreno. Le specie più diffuse sono la betulla, l'abete rosso, l'abete bianco, il larice, il pino silvestre e il pino nero; nei valloni più umidi e ombrosi si trovano boscaglie di faggio ed ontano e nelle brughiere boscate begli esemplari di sorbo montano e sorbo degli uccellatori. Particolarmente importante è la presenza dell'Euphorbia gibelliana, specie eliofila endemica del Piemonte.
L'area collocata sull'omonimo colle, a cavallo fra i comuni di Rubiana e Viù, rappresenta un luogo molto significativo dal punto di vista storico-culturale poiché fu teatro di importanti scontri durante la guerra di liberazione: già da anni è infatti stata scelta come "luogo della memoria" della Resistenza, a ricordo di 2104 partigiani caduti nelle valli circostanti. L'area riveste anche notevole interesse architettonico e paesaggistico per la presenza del Santuario della Madonna della Bassa e per i moltissimi punti panoramici che si affacciano sulle vallate e sulla pianura torinese.
La fitta rete di sentieri e mulattiere consente di apprezzare le caratteristiche naturali del luogo: negli ultimi 25-30 anni la pressione antropica è fortemente diminuita e il bosco ha via via riconquistato terreno. Le specie più diffuse sono la betulla, l'abete rosso, l'abete bianco, il larice, il pino silvestre e il pino nero; nei valloni più umidi e ombrosi si trovano boscaglie di faggio ed ontano e nelle brughiere boscate begli esemplari di sorbo montano e sorbo degli uccellatori. Particolarmente importante è la presenza dell'Euphorbia gibelliana, specie eliofila endemica del Piemonte.
Il Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand, istituito nel 1980, è un'area protetta del Piemonte e si trova sulla destra della Val di Susa (Alpi Cozie Settentrionali). Si estende dai 1000 metri sul livello del mare ai 2600 dello spartiacque e dal 1996 il parco gestisce l'Ecomuseo Colombano Romean lavoro e tradizione in Alta Valle di Susa.
Il parco è situato nella destra orografica del fiume Dora Riparia che solca la valle, creandone il confine a nord. A sud il parco si estende sino al crinale che fa da confine tra le valli di Susa e Chisone, solcato dalla strada chiamata "dei Sette Colli" o "dell'Assietta". Per un lungo tratto questa strada fa da confine al parco con ingressi segnalati ai Colli Costapiana, Blegier e Lauson. A ovest il parco confina con il comune di Sauze d'Oulx e ad est con il comune di Chiomonte.
La flora è composta da circa 600 specie vegetali, come l'abete bianco e rosso, il larice, il pino cembro e il pino silvestre, mentre in altitudine sono presenti solamente pascoli alpini.
Per quanto riguarda la fauna, nel Parco è possibile trovare circa 70 specie di uccelli nidificanti (tra cui galli forcelli e coturnici) e 21 specie di mammiferi, tra cui cervi, caprioli, camosci e marmotte.
Il Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand, istituito nel 1980, è un'area protetta del Piemonte e si trova sulla destra della Val di Susa (Alpi Cozie Settentrionali). Si estende dai 1000 metri sul livello del mare ai 2600 dello spartiacque e dal 1996 il parco gestisce l'Ecomuseo Colombano Romean lavoro e tradizione in Alta Valle di Susa.
Il parco è situato nella destra orografica del fiume Dora Riparia che solca la valle, creandone il confine a nord. A sud il parco si estende sino al crinale che fa da confine tra le valli di Susa e Chisone, solcato dalla strada chiamata "dei Sette Colli" o "dell'Assietta". Per un lungo tratto questa strada fa da confine al parco con ingressi segnalati ai Colli Costapiana, Blegier e Lauson. A ovest il parco confina con il comune di Sauze d'Oulx e ad est con il comune di Chiomonte.
La flora è composta da circa 600 specie vegetali, come l'abete bianco e rosso, il larice, il pino cembro e il pino silvestre, mentre in altitudine sono presenti solamente pascoli alpini.
Per quanto riguarda la fauna, nel Parco è possibile trovare circa 70 specie di uccelli nidificanti (tra cui galli forcelli e coturnici) e 21 specie di mammiferi, tra cui cervi, caprioli, camosci e marmotte.
Cinto dalle colline moreniche su cui sorgono gli antichi borghi di Candia Canavese, Vische e Mazzé, il lago di Candia si mostra screziato di mille colori che mutano al volgere delle stagioni. Lasciatevi guidare dal canto degli uccelli di palude e dal profumo delle ninfee in fiore: scoprirete una delle zone umide più preziose del Piemonte.
La vegetazione del Parco è molto diversificata, in quanto comprende specie totalmente acquatiche, specie palustri e specie boschive. La porzione di lago è occupata da piante sommerse in grado di vivere fino a 10 metri di profondità. Verso i margini dello specchio d'acqua troviamo invece piante con le sole radici sommerse e foglie galleggianti come la ninfea bianca ed il limnantemio (molto raro in Piemonte), la lenticchia d'acqua e il morso di rana. Nella zona più periferica del lago si trovano invece piante con una parte aerea che emerge dall'acqua. L'area palustre ospita una vegetazione parzialmente simile a quella del lago con alcune rare peculiarità quali l'erba vescica, l'erba pesce, la violetta d'acqua, la viola palustre, il trifoglio fibrino. Ai margini delle zone umide si trova invece la vegetazione tipicamente boschiva rappresentata dal bosco alluvionale di ontani e dal querco. La specie tipica del bosco umido è l'ontano nero, spesso accompagnato da frassino, salici e saliconi, pioppo bianco e olmi; il querco-carpineto invece è dominato dalle farnie e dai carpini bianchi, a cui si associano i ciliegi, i noccioli, i biancospini ed i sanguinelli.
Il Lago di Candia è famoso soprattutto per la sua avifauna, che comprende 200 specie di uccelli, stanziali e di passo. Per questa sua peculiarità, il Parco è individuato come Zona di Protezione Speciale. Tra le specie presenti, alcune sono rare come l'airone rosso e l'airone bianco maggiore, il falco di palude ed il falco pescatore. Più comuni il germano reale e la gallinella d'acqua. Tra gli altri gruppi di animali troviamo gli anfibi, tra cui la salamandra pezzata ed i tritoni, la rana agile, le rane verdi, la raganella e il rospo comune. Si trovano poi lo scoiattolo rosso, il ghiro, il moscardino, la minilepre, la volpe, il tasso ed il cinghiale.
Cinto dalle colline moreniche su cui sorgono gli antichi borghi di Candia Canavese, Vische e Mazzé, il lago di Candia si mostra screziato di mille colori che mutano al volgere delle stagioni. Lasciatevi guidare dal canto degli uccelli di palude e dal profumo delle ninfee in fiore: scoprirete una delle zone umide più preziose del Piemonte.
La vegetazione del Parco è molto diversificata, in quanto comprende specie totalmente acquatiche, specie palustri e specie boschive. La porzione di lago è occupata da piante sommerse in grado di vivere fino a 10 metri di profondità. Verso i margini dello specchio d'acqua troviamo invece piante con le sole radici sommerse e foglie galleggianti come la ninfea bianca ed il limnantemio (molto raro in Piemonte), la lenticchia d'acqua e il morso di rana. Nella zona più periferica del lago si trovano invece piante con una parte aerea che emerge dall'acqua. L'area palustre ospita una vegetazione parzialmente simile a quella del lago con alcune rare peculiarità quali l'erba vescica, l'erba pesce, la violetta d'acqua, la viola palustre, il trifoglio fibrino. Ai margini delle zone umide si trova invece la vegetazione tipicamente boschiva rappresentata dal bosco alluvionale di ontani e dal querco. La specie tipica del bosco umido è l'ontano nero, spesso accompagnato da frassino, salici e saliconi, pioppo bianco e olmi; il querco-carpineto invece è dominato dalle farnie e dai carpini bianchi, a cui si associano i ciliegi, i noccioli, i biancospini ed i sanguinelli.
Il Lago di Candia è famoso soprattutto per la sua avifauna, che comprende 200 specie di uccelli, stanziali e di passo. Per questa sua peculiarità, il Parco è individuato come Zona di Protezione Speciale. Tra le specie presenti, alcune sono rare come l'airone rosso e l'airone bianco maggiore, il falco di palude ed il falco pescatore. Più comuni il germano reale e la gallinella d'acqua. Tra gli altri gruppi di animali troviamo gli anfibi, tra cui la salamandra pezzata ed i tritoni, la rana agile, le rane verdi, la raganella e il rospo comune. Si trovano poi lo scoiattolo rosso, il ghiro, il moscardino, la minilepre, la volpe, il tasso ed il cinghiale.
Il Parco Naturale del Marguareis è stato istituito nel 1978 e oggi tutela circa 7900 ettari di ambiente alpino ripartiti sulle valli Pesio e Tanaro e su tre comuni (Chiusa Pesio, Briga Alta e Ormea). A partire dal 2016 fa parte, insieme al Parco naturale delle Alpi Marittime, dell’Ente di Gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime. Il suo simbolo è il massiccio calcareo del Marguareis, compreso nella sezione delle Alpi Liguri, che ospita uno dei più importanti sistemi carsici d’Europa. Le vette più alte del Parco superano i 2600 metri e lo sguardo può spaziare dalla Corsica al Monte Rosa. Al di sotto dei 2000 metri è possibile trovare boschi di abete bianco, faggio e larice, mentre negli ambienti in quota più difficili la vegetazione è composta prevalentemente da pino mugo.
Il Parco ospita un’eccezionale varietà di specie floristiche: da specie alpine continentali a piante caratteristiche della vegetazione mediterranea. Molto varia e ricca anche la fauna, composta da caprioli, cervi, camosci, marmotte, aquile e fagiani di monte. A completare l’ecosistema della Valle Pesio, a metà degli anni ’90, nel Parco si è insediato il primo branco stabile di lupo documentato sulle Alpi italiane.
Gli escursionisti del Parco possono usufruire di un'ottima rete di sentieri e di accoglienti rifugi presenti sui due versanti del massiccio del Marguareis. Molti percorsi ricalcano le antiche “vie del sale”, tracciati di comunicazione fra la Pianura Padana e il mare. La più famosa è la strada militare Limone-Monesi, situata proprio sul confine del Parco.
Il Parco Naturale del Marguareis è stato istituito nel 1978 e oggi tutela circa 7900 ettari di ambiente alpino ripartiti sulle valli Pesio e Tanaro e su tre comuni (Chiusa Pesio, Briga Alta e Ormea). A partire dal 2016 fa parte, insieme al Parco naturale delle Alpi Marittime, dell’Ente di Gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime. Il suo simbolo è il massiccio calcareo del Marguareis, compreso nella sezione delle Alpi Liguri, che ospita uno dei più importanti sistemi carsici d’Europa. Le vette più alte del Parco superano i 2600 metri e lo sguardo può spaziare dalla Corsica al Monte Rosa. Al di sotto dei 2000 metri è possibile trovare boschi di abete bianco, faggio e larice, mentre negli ambienti in quota più difficili la vegetazione è composta prevalentemente da pino mugo.
Il Parco ospita un’eccezionale varietà di specie floristiche: da specie alpine continentali a piante caratteristiche della vegetazione mediterranea. Molto varia e ricca anche la fauna, composta da caprioli, cervi, camosci, marmotte, aquile e fagiani di monte. A completare l’ecosistema della Valle Pesio, a metà degli anni ’90, nel Parco si è insediato il primo branco stabile di lupo documentato sulle Alpi italiane.
Gli escursionisti del Parco possono usufruire di un'ottima rete di sentieri e di accoglienti rifugi presenti sui due versanti del massiccio del Marguareis. Molti percorsi ricalcano le antiche “vie del sale”, tracciati di comunicazione fra la Pianura Padana e il mare. La più famosa è la strada militare Limone-Monesi, situata proprio sul confine del Parco.
Il Parco Naturale del Monte Fenera, con superficie 3.378 ettari, si trova tra le province di Novara e Vercelli (tra i comuni di Boca, Borgosesia, Cavallirio, Grignasco, Prato Sesia, Valduggia) gestito da Ente di gestione delle Aree Protette della Valle Sesia. Composta da numerose cavità (in alcune di queste sono stati ritrovati resti di fauna preistorica come l'orso delle caverne e importanti ritrovamenti etnologici di diverse epoche, dal Paleolitico all'età romana).
La fauna, dati i diversi habitat, è caratterizzata da una grande varietà, tra cui: il Picchio rosso minore, il Picchio muratore e rampichino; tra i mammiferi il Cinghiale ed il Capriolo, la Capinera ed il Toporagno, il Falco pellegrino, la Rondine montana ed il Picchio muraiolo, il Torcicollo, il Picchio verde e il Frosone fra gli uccelli; il Capriolo e la Lepre, la Tortora, il Canapino e lo Zigolo nero, il Succiacapre ed il Falco pecchiaiolo, Ramarro, il Biacco e la Vipera comune che sono prede comuni del Biancone, rapace che popola i cieli del Parco assieme alla Poiana ed al Nibbio bruno. In autunno è possibile vedere grossi voli di Columbidi, Corvidi, Fringillidi e Turdidi, accompagnati da rapaci come Poiane e Pecchiaioli. Nel 1994 è avvenuta la prima nidificazione di Cicogna nera in Italia: dal 1996 il parco è centro di raccolta dei dati relativi a questo uccello forestale.
La flora è costituita da oltre 900 diverse specie botaniche, di cui circa 30 sono esclusive del Monte come la Daphne alpina, il relitto glaciale e ben 16 specie di felci, tra cui il capelvenere, l'Osmunda regalis, e la lingua cervina. Estesi tappeti di Pungitopo occupano il sottobosco meridionale ed occidentale del Monte Fenera.
Il 93% della superficie del Parco è coperta da boschi con prevalenza di castagno. Ad esso si accompagnano altre specie quali il frassino, la farnia, il rovere, il cerro, la betulla, l'acero, il pioppo tremolo, il ciliegio selvatico, il salice e il sorbo montano, la robinia ha invaso le colline meridionali, mentre negli avvallamenti umidi e lungo i torrenti sono presenti l'ontano ed il pioppo nero. Le conifere naturali (pino silvestre) sono presenti in modo sporadico mentre più diffuse sono quelle d'impianto, preferite dall'uomo per la rapidità di accrescimento (come il pino strobo).
Tra gli arbusti tipicamente presenti nei boschi si trovano il nocciolo, il corniolo, la sanguinella, il sambuco, il biancospino, l'evolino, il crespino ed il ligustro. Tra le piante erbacee oltre alle presenze più comuni di elleboro, ciclamino, polmonaria, campanellino, croco e dente di cane, vanno segnalate specie più rare come la Daphne alpina, Daphne laureola, Daphne mezereum, l'Iris graminea e la vite selvatica o rarissime, di elevato valore ornamentale, come la lingua cervina, la felce florida ed il capelvenere.
Il Parco Naturale del Monte Fenera, con superficie 3.378 ettari, si trova tra le province di Novara e Vercelli (tra i comuni di Boca, Borgosesia, Cavallirio, Grignasco, Prato Sesia, Valduggia) gestito da Ente di gestione delle Aree Protette della Valle Sesia. Composta da numerose cavità (in alcune di queste sono stati ritrovati resti di fauna preistorica come l'orso delle caverne e importanti ritrovamenti etnologici di diverse epoche, dal Paleolitico all'età romana).
La fauna, dati i diversi habitat, è caratterizzata da una grande varietà, tra cui: il Picchio rosso minore, il Picchio muratore e rampichino; tra i mammiferi il Cinghiale ed il Capriolo, la Capinera ed il Toporagno, il Falco pellegrino, la Rondine montana ed il Picchio muraiolo, il Torcicollo, il Picchio verde e il Frosone fra gli uccelli; il Capriolo e la Lepre, la Tortora, il Canapino e lo Zigolo nero, il Succiacapre ed il Falco pecchiaiolo, Ramarro, il Biacco e la Vipera comune che sono prede comuni del Biancone, rapace che popola i cieli del Parco assieme alla Poiana ed al Nibbio bruno. In autunno è possibile vedere grossi voli di Columbidi, Corvidi, Fringillidi e Turdidi, accompagnati da rapaci come Poiane e Pecchiaioli. Nel 1994 è avvenuta la prima nidificazione di Cicogna nera in Italia: dal 1996 il parco è centro di raccolta dei dati relativi a questo uccello forestale.
La flora è costituita da oltre 900 diverse specie botaniche, di cui circa 30 sono esclusive del Monte come la Daphne alpina, il relitto glaciale e ben 16 specie di felci, tra cui il capelvenere, l'Osmunda regalis, e la lingua cervina. Estesi tappeti di Pungitopo occupano il sottobosco meridionale ed occidentale del Monte Fenera.
Il 93% della superficie del Parco è coperta da boschi con prevalenza di castagno. Ad esso si accompagnano altre specie quali il frassino, la farnia, il rovere, il cerro, la betulla, l'acero, il pioppo tremolo, il ciliegio selvatico, il salice e il sorbo montano, la robinia ha invaso le colline meridionali, mentre negli avvallamenti umidi e lungo i torrenti sono presenti l'ontano ed il pioppo nero. Le conifere naturali (pino silvestre) sono presenti in modo sporadico mentre più diffuse sono quelle d'impianto, preferite dall'uomo per la rapidità di accrescimento (come il pino strobo).
Tra gli arbusti tipicamente presenti nei boschi si trovano il nocciolo, il corniolo, la sanguinella, il sambuco, il biancospino, l'evolino, il crespino ed il ligustro. Tra le piante erbacee oltre alle presenze più comuni di elleboro, ciclamino, polmonaria, campanellino, croco e dente di cane, vanno segnalate specie più rare come la Daphne alpina, Daphne laureola, Daphne mezereum, l'Iris graminea e la vite selvatica o rarissime, di elevato valore ornamentale, come la lingua cervina, la felce florida ed il capelvenere.
Il territorio del Parco naturale della Val Troncea, situato nel cuore delle Alpi Cozie, si estende per una superficie di 3280 ettari occupando la testata del bacino imbrifero del torrente Chisone, le cui sorgenti prendono origine dai Monti Barifreddo e Appenna; è delimitato per gran parte del suo perimetro da cime di tremila metri di altitudine e insiste totalmente sul Comune di Pragelato.
La vegetazione è costituita da boschi di larice talora in associazione con il pino cembro. Interessante il bosco di pino uncinato quasi puro, presente sopra l'abitato di Seytes. ll sottobosco è caratterizzato da formazioni di ginepro, rododendro, mirtillo e ontano verde. Nei fondovalle sono presenti rare betulle e piante di pioppo tremolo. Al di sopra delle foreste si apre il favoloso mondo dei fiori alpini, che hanno dato alla valle l'appellativo di Valle dei Fiori. La flora alpina è caratterizzata da più specie radicate in suoli diversi e ben rappresentata dalla stella alpina, dall'astro alpino, dall'astragalo alpino, dalla viola calcarata a cui si aggiungono il ranucolo dei Pirenei, il rododendro, il mirtillo blu, la soldanella, il salice reticolato, il tlaspide, la calta, l'epilobio di Fleisher, l'avena dorata, la genziana maggiore, la driade, la silene o muschio fiorito, la viola del Moncenisio.
La fauna, tipicamente rappresentata dal camoscio, è costituita da numerose specie come il cinghiale, lo stambecco, il capriolo, il cervo, la marmotta, l'arvicola delle nevi, il topo quercino, il lupo, la volpe e l'ermellino. Tra gli uccelli ricordiamo l'aquila reale, il falco pellegrino, il gheppio, la civetta capogrosso, la nocciolaia, la pernice bianca, il picchio rosso maggiore, il merlo acquaiolo, il picchio muraiolo, il rampichino alpestre, la ballerina bianca e il crociere.
Il territorio del Parco naturale della Val Troncea, situato nel cuore delle Alpi Cozie, si estende per una superficie di 3280 ettari occupando la testata del bacino imbrifero del torrente Chisone, le cui sorgenti prendono origine dai Monti Barifreddo e Appenna; è delimitato per gran parte del suo perimetro da cime di tremila metri di altitudine e insiste totalmente sul Comune di Pragelato.
La vegetazione è costituita da boschi di larice talora in associazione con il pino cembro. Interessante il bosco di pino uncinato quasi puro, presente sopra l'abitato di Seytes. ll sottobosco è caratterizzato da formazioni di ginepro, rododendro, mirtillo e ontano verde. Nei fondovalle sono presenti rare betulle e piante di pioppo tremolo. Al di sopra delle foreste si apre il favoloso mondo dei fiori alpini, che hanno dato alla valle l'appellativo di Valle dei Fiori. La flora alpina è caratterizzata da più specie radicate in suoli diversi e ben rappresentata dalla stella alpina, dall'astro alpino, dall'astragalo alpino, dalla viola calcarata a cui si aggiungono il ranucolo dei Pirenei, il rododendro, il mirtillo blu, la soldanella, il salice reticolato, il tlaspide, la calta, l'epilobio di Fleisher, l'avena dorata, la genziana maggiore, la driade, la silene o muschio fiorito, la viola del Moncenisio.
La fauna, tipicamente rappresentata dal camoscio, è costituita da numerose specie come il cinghiale, lo stambecco, il capriolo, il cervo, la marmotta, l'arvicola delle nevi, il topo quercino, il lupo, la volpe e l'ermellino. Tra gli uccelli ricordiamo l'aquila reale, il falco pellegrino, il gheppio, la civetta capogrosso, la nocciolaia, la pernice bianca, il picchio rosso maggiore, il merlo acquaiolo, il picchio muraiolo, il rampichino alpestre, la ballerina bianca e il crociere.
Nell’ambito della procedura di revisione periodica, la Riserva della Biosfera “Valle del Ticino” si è significativamente ampliata in territorio piemontese, andando ad includere i comuni appartenenti al Parco del Ticino piemontese e una ventina di Comuni limitrofi.
Il Parco del Ticino grazie all’estrema diversità di ambienti rappresenta una delle zone naturalistiche più estese dell’intera Pianura Padana. Proprio per il susseguirsi di numerosi habitat differenti, la Valle del Ticino è in grado di ospitare un'elevatissima diversità faunistica di indiscusso valore e interesse. Ad esempio, la sua comunità di Mammiferi è tra le più ricche e diversificate a livello europeo. L’Ente di gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, che gestisce il parco, risulta quindi fondamentale per il mantenimento delle due funzioni principali della Valle del Ticino: un corridoio ecologico tra Alpi e Appennini e un serbatoio di biodiversità.
Nell’ambito della procedura di revisione periodica, la Riserva della Biosfera “Valle del Ticino” si è significativamente ampliata in territorio piemontese, andando ad includere i comuni appartenenti al Parco del Ticino piemontese e una ventina di Comuni limitrofi.
Il Parco del Ticino grazie all’estrema diversità di ambienti rappresenta una delle zone naturalistiche più estese dell’intera Pianura Padana. Proprio per il susseguirsi di numerosi habitat differenti, la Valle del Ticino è in grado di ospitare un'elevatissima diversità faunistica di indiscusso valore e interesse. Ad esempio, la sua comunità di Mammiferi è tra le più ricche e diversificate a livello europeo. L’Ente di gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, che gestisce il parco, risulta quindi fondamentale per il mantenimento delle due funzioni principali della Valle del Ticino: un corridoio ecologico tra Alpi e Appennini e un serbatoio di biodiversità.
Il Parco Lame del Sesia, è attraversato in tutta la sua lunghezza, dal fiume Sesia. La sorgente di questo corso d’acqua, è ubicata sul Monte Rosa a circa 3000 metri di quota. La sponda destra è quasi interamente in provincia di Vercelli, mentre quella sinistra interessa per un ampio tratto la provincia di Novara.
La Sesia confluisce nel fiume Po dopo aver percorso 138 chilometri segnando il confine tra le province di Pavia e di Alessandria. Il suo regime idrico, di tipo prealpino, è caratterizzato da un massimo di portata tra la primavera e l’estate dovuto alle piogge primaverili e alla fusione delle nevi e da un massimo secondario in occasione delle precipitazioni autunnali. Nel tratto montano, caratterizzato da una forte pendenza il fiume, grazie alla velocità della corrente, erode le rocce del proprio alveo. Scendendo verso valle la minore pendenza e la diminuzione della velocità dell’acqua permettono il deposito di ciottoli, ghiaia, sabbia e materiali più fini.
In occasione di eventi di piena di particolare entità, i meandri o anse del fiume, possono essere “saltati”, l’acqua può superare le sponde e con la sua energia scavare un nuovo tratto di alveo di raccordo tra due anse. Il meandro che è stato saltato, trovandosi isolato dal corso d’acqua, si trasforma lentamente in uno stagno di forma arcuata chiamato localmente “lama” o lanca. Altri tipi di lame si formano in corrispondenza di rami secondari che si separano e si ricongiungono più volte formando isolotti. Questo è dovuto all’abbondante materiale solido trasportato che favorisce frequenti cambi di direzione della corrente.
A causa dello spostamento dell’alveo i rami non sono più alimentati da quantità d’acqua significative e poco alla volta vengono colonizzati dalla tipica vegetazione palustre. I depositi alluvionali, costituiti da ciottoli e ghiaie frammisti a sabbia, sono situati in zone abbandonate dal fiume, in posizioni lievemente rilevata rispetto all’attuale letto del corso d’acqua.
Colonizzati da vegetazione termoxerofila, costituiscono le radure del bosco e sono chiamati “gerbidi”. Questi ultimi vengono progressivamente invasi dagli arbusti e dagli alberi. Lo stesso processo interessa anche le lame che subiscono un lento interramento trasformandosi prima in prati umidi e successivamente in bosco. Attualmente la Sesia, nel tratto di pianura considerato, scorre compresa tra arginature artificiali che ne limitano il divagare. L’insieme di questi ambienti: boschi, lame e gerbidi costituisce quella porzione di territorio definita “golena” ovvero l’area compresa tra l’alveo inciso di un corso d’acqua e l’argine maestro, necessaria al rallentamento e al contenimento delle piene.
Il Parco è situato a una quota sul livello del mare che va dai 160 metri del confine nord ai 135 metri del confine sud ed è posto a circa due chilometri dagli antichi terrazzi fluviali localmente chiamati “baragge”.
Questi terrazzi, esistenti nel territorio del comune di Villarboit, sono costituiti da un tipo di suolo poco fertile, argilloso, ricco di ossidi e idrossidi di ferro che gli conferiscono una colorazione rossastra denominato “ferretto” per indicarne le trasformazioni pedogenetiche che consistono nella lenta concentrazione di materiali argillosi e concrezioni di materiali ferro-magnesiaci (ossidi e idrossidi).
Il Parco Lame del Sesia, è attraversato in tutta la sua lunghezza, dal fiume Sesia. La sorgente di questo corso d’acqua, è ubicata sul Monte Rosa a circa 3000 metri di quota. La sponda destra è quasi interamente in provincia di Vercelli, mentre quella sinistra interessa per un ampio tratto la provincia di Novara.
La Sesia confluisce nel fiume Po dopo aver percorso 138 chilometri segnando il confine tra le province di Pavia e di Alessandria. Il suo regime idrico, di tipo prealpino, è caratterizzato da un massimo di portata tra la primavera e l’estate dovuto alle piogge primaverili e alla fusione delle nevi e da un massimo secondario in occasione delle precipitazioni autunnali. Nel tratto montano, caratterizzato da una forte pendenza il fiume, grazie alla velocità della corrente, erode le rocce del proprio alveo. Scendendo verso valle la minore pendenza e la diminuzione della velocità dell’acqua permettono il deposito di ciottoli, ghiaia, sabbia e materiali più fini.
In occasione di eventi di piena di particolare entità, i meandri o anse del fiume, possono essere “saltati”, l’acqua può superare le sponde e con la sua energia scavare un nuovo tratto di alveo di raccordo tra due anse. Il meandro che è stato saltato, trovandosi isolato dal corso d’acqua, si trasforma lentamente in uno stagno di forma arcuata chiamato localmente “lama” o lanca. Altri tipi di lame si formano in corrispondenza di rami secondari che si separano e si ricongiungono più volte formando isolotti. Questo è dovuto all’abbondante materiale solido trasportato che favorisce frequenti cambi di direzione della corrente.
A causa dello spostamento dell’alveo i rami non sono più alimentati da quantità d’acqua significative e poco alla volta vengono colonizzati dalla tipica vegetazione palustre. I depositi alluvionali, costituiti da ciottoli e ghiaie frammisti a sabbia, sono situati in zone abbandonate dal fiume, in posizioni lievemente rilevata rispetto all’attuale letto del corso d’acqua.
Colonizzati da vegetazione termoxerofila, costituiscono le radure del bosco e sono chiamati “gerbidi”. Questi ultimi vengono progressivamente invasi dagli arbusti e dagli alberi. Lo stesso processo interessa anche le lame che subiscono un lento interramento trasformandosi prima in prati umidi e successivamente in bosco. Attualmente la Sesia, nel tratto di pianura considerato, scorre compresa tra arginature artificiali che ne limitano il divagare. L’insieme di questi ambienti: boschi, lame e gerbidi costituisce quella porzione di territorio definita “golena” ovvero l’area compresa tra l’alveo inciso di un corso d’acqua e l’argine maestro, necessaria al rallentamento e al contenimento delle piene.
Il Parco è situato a una quota sul livello del mare che va dai 160 metri del confine nord ai 135 metri del confine sud ed è posto a circa due chilometri dagli antichi terrazzi fluviali localmente chiamati “baragge”.
Questi terrazzi, esistenti nel territorio del comune di Villarboit, sono costituiti da un tipo di suolo poco fertile, argilloso, ricco di ossidi e idrossidi di ferro che gli conferiscono una colorazione rossastra denominato “ferretto” per indicarne le trasformazioni pedogenetiche che consistono nella lenta concentrazione di materiali argillosi e concrezioni di materiali ferro-magnesiaci (ossidi e idrossidi).
Il Parco di Rocchetta Tanaro ha un'estensione di 120 ettari e si trova in provincia di Asti.
Dal punto di vista geologico, la zona fa parte di un complesso collinare costituito da sabbie gialle del Villafranchiano, affioranti alla sommità, a cui sottostanno sabbie dell'Astiano. Data la costituzione, il terreno è soggetto ad una intensa attività erosiva, frenata a stento dalle radici delle piante. La pendenza del versante, notevole nella parte inferiore delle colline, diminuisce verso l'alto fino a formare sommità quasi pianeggianti per lunghi tratti. Il fondovalle generalmente è solcato da rii ed è molto umido.
Il Parco, sia dal punto di vista climatico, sia da quello vegetazionale si trova al centro di una sorta di ponte fra la zona delle Langhe, dove si manifestano rilevanti influssi mediterranei e quella del sistema collinare torinese, dove sono presenti ancora elementi di vegetazione alpina.
Significativa è la presenza del “grande faggio” della Val du Gè (Valle del Gelo), esemplare ultrasecolare di altezza superiore ai 25 metri e con un diametro della chioma intorno ai 20 metri che cresce alla quota minima per il Piemonte, e rappresenta un ricordo delle faggete diffuse su tutta la zona al termine dell’ultimo periodo glaciale.
Parte della superficie del parco è rappresentato dal bosco: un querceto misto in cui le specie dominanti sono la rovere e la farnia, insieme alla roverella e al cerro. Nel sottobosco erbaceo si sviluppano specie interessanti come le orchidee, il mughetto, il Sigillo di Salomone, il dente di cane, il lilioasfodelo, il giglio di San Giovanni ed il campanellino.
Il bosco offre, inoltre, rifugio a numerose specie faunistiche: tra i mammiferi i più comuni sono il cinghiale, la volpe, lo scoiattolo, il riccio, la donnola, il moscardino e il tasso, scelto come simbolo del parco. L'avifauna particolarmente ricca è rappresentata da una quarantina di specie nidificanti tra cui si segnalano: il raro picchio rosso minore, il picchio muratore, il rampichino, il luì verde, l'airone, le rumorose ghiandaie e numerosi rapaci diurni e notturni.
Il Parco di Rocchetta Tanaro ha un'estensione di 120 ettari e si trova in provincia di Asti.
Dal punto di vista geologico, la zona fa parte di un complesso collinare costituito da sabbie gialle del Villafranchiano, affioranti alla sommità, a cui sottostanno sabbie dell'Astiano. Data la costituzione, il terreno è soggetto ad una intensa attività erosiva, frenata a stento dalle radici delle piante. La pendenza del versante, notevole nella parte inferiore delle colline, diminuisce verso l'alto fino a formare sommità quasi pianeggianti per lunghi tratti. Il fondovalle generalmente è solcato da rii ed è molto umido.
Il Parco, sia dal punto di vista climatico, sia da quello vegetazionale si trova al centro di una sorta di ponte fra la zona delle Langhe, dove si manifestano rilevanti influssi mediterranei e quella del sistema collinare torinese, dove sono presenti ancora elementi di vegetazione alpina.
Significativa è la presenza del “grande faggio” della Val du Gè (Valle del Gelo), esemplare ultrasecolare di altezza superiore ai 25 metri e con un diametro della chioma intorno ai 20 metri che cresce alla quota minima per il Piemonte, e rappresenta un ricordo delle faggete diffuse su tutta la zona al termine dell’ultimo periodo glaciale.
Parte della superficie del parco è rappresentato dal bosco: un querceto misto in cui le specie dominanti sono la rovere e la farnia, insieme alla roverella e al cerro. Nel sottobosco erbaceo si sviluppano specie interessanti come le orchidee, il mughetto, il Sigillo di Salomone, il dente di cane, il lilioasfodelo, il giglio di San Giovanni ed il campanellino.
Il bosco offre, inoltre, rifugio a numerose specie faunistiche: tra i mammiferi i più comuni sono il cinghiale, la volpe, lo scoiattolo, il riccio, la donnola, il moscardino e il tasso, scelto come simbolo del parco. L'avifauna particolarmente ricca è rappresentata da una quarantina di specie nidificanti tra cui si segnalano: il raro picchio rosso minore, il picchio muratore, il rampichino, il luì verde, l'airone, le rumorose ghiandaie e numerosi rapaci diurni e notturni.
Il Parco si estende nelle Alpi Cozie Settentrionali, su territori di pertinenza delle Valli Chisone, Susa e Sangone. Il massiccio dell'Orsiera-Rocciavrè è costituito da rocce di origine diversa, la cui presenza può essere compresa se si riconduce al processo di orogenesi alpina. Gran parte di esso, comprese le sue vette principali, è costituita da rocce, dette ofioliti o pietre verdi. Altre rocce, dette della falda continentale, si trovano invece alla periferia del massiccio.
La storia "recente" delle montagne del Parco é caratterizzata dal modellamento operato dall'erosione. È evidente l'azione delle glaciazioni di epoca Quaternaria per la presenza di morene, laghi di circo e sbarramento glaciale, rocce montonate e valli a "U". Sono altresì presenti accumuli di detriti e frane; particolarmente suggestivo il paesaggio cosparso di grossi blocchi nella conca di Cassafrera, nel cuore del Parco. Il paesaggio vegetale del Parco è particolarmente interessante sia perché il territorio protetto copre un'ampia fascia altitudinale, sia perché le tre valli su cui si sviluppa hanno caratteristiche climatiche diverse.
Le caratteristiche geomorfologiche del territorio del Parco consentono a molte specie di animali di trovare un habitat a loro congeniale, infatti è presente una fauna diversificata composta: da mammiferi (l'Arvicola rossastra, il Topo selvatico, il Topo collo giallo, il Topo quercino, lo Scoiattolo, il Ghiro, il Riccio, la Donnola, la Faina, il Tasso, lo Scoiattolo, il Topo selvatico e poi il Toporagno comune e il Toporagno nano, l'Ermellino, la Lepre alpina, la Pernice bianca, la Marmotta , i Camosci, i Mufloni e gli Stambecchi, la Volpe, il Cinghiale e il Lupo); da uccelli: la Cinciarella, la Cinciallegra, la Cincia bigia, la Ghiandaia, il Picchio rosso maggiore, il Picchio muratore, lo Scricciolo, il Luì piccolo, il Merlo, l'Allocco, l'Astore, lo Sparviere, la Cincia mora, la Cincia bigia alpestre, la Cincia dal ciuffo, il Regolo, il Rampichino alpestre, il Crociere, il Ciuffolotto, la Nocciolaia, e la Civetta capogrosso, l'Allodola, lo Stiaccino, il Fanello, ordone, Spioncello, Culbianco e Codirosso Spazzacamino, il Gracchio alpino e corallino, il Picchio muraiolo, il Corvo imperiale, il Gheppio. L'Aquila reale ed infine la Rondine montana. L'avifauna comprende inoltre il Gallo forcello, il Merlo dal collare, la Passera scopaiola, la Bigiarella e l'Organetto. I laghetti alpini sono abitati da specie ittiche, possiamo trovare la Rana temporaria, il Salmerino di fonte e la Trota fario.
Il Parco si estende nelle Alpi Cozie Settentrionali, su territori di pertinenza delle Valli Chisone, Susa e Sangone. Il massiccio dell'Orsiera-Rocciavrè è costituito da rocce di origine diversa, la cui presenza può essere compresa se si riconduce al processo di orogenesi alpina. Gran parte di esso, comprese le sue vette principali, è costituita da rocce, dette ofioliti o pietre verdi. Altre rocce, dette della falda continentale, si trovano invece alla periferia del massiccio.
La storia "recente" delle montagne del Parco é caratterizzata dal modellamento operato dall'erosione. È evidente l'azione delle glaciazioni di epoca Quaternaria per la presenza di morene, laghi di circo e sbarramento glaciale, rocce montonate e valli a "U". Sono altresì presenti accumuli di detriti e frane; particolarmente suggestivo il paesaggio cosparso di grossi blocchi nella conca di Cassafrera, nel cuore del Parco. Il paesaggio vegetale del Parco è particolarmente interessante sia perché il territorio protetto copre un'ampia fascia altitudinale, sia perché le tre valli su cui si sviluppa hanno caratteristiche climatiche diverse.
Le caratteristiche geomorfologiche del territorio del Parco consentono a molte specie di animali di trovare un habitat a loro congeniale, infatti è presente una fauna diversificata composta: da mammiferi (l'Arvicola rossastra, il Topo selvatico, il Topo collo giallo, il Topo quercino, lo Scoiattolo, il Ghiro, il Riccio, la Donnola, la Faina, il Tasso, lo Scoiattolo, il Topo selvatico e poi il Toporagno comune e il Toporagno nano, l'Ermellino, la Lepre alpina, la Pernice bianca, la Marmotta , i Camosci, i Mufloni e gli Stambecchi, la Volpe, il Cinghiale e il Lupo); da uccelli: la Cinciarella, la Cinciallegra, la Cincia bigia, la Ghiandaia, il Picchio rosso maggiore, il Picchio muratore, lo Scricciolo, il Luì piccolo, il Merlo, l'Allocco, l'Astore, lo Sparviere, la Cincia mora, la Cincia bigia alpestre, la Cincia dal ciuffo, il Regolo, il Rampichino alpestre, il Crociere, il Ciuffolotto, la Nocciolaia, e la Civetta capogrosso, l'Allodola, lo Stiaccino, il Fanello, ordone, Spioncello, Culbianco e Codirosso Spazzacamino, il Gracchio alpino e corallino, il Picchio muraiolo, il Corvo imperiale, il Gheppio. L'Aquila reale ed infine la Rondine montana. L'avifauna comprende inoltre il Gallo forcello, il Merlo dal collare, la Passera scopaiola, la Bigiarella e l'Organetto. I laghetti alpini sono abitati da specie ittiche, possiamo trovare la Rana temporaria, il Salmerino di fonte e la Trota fario.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, istituito nel 1922, è il più antico Parco Nazionale italiano. Si trova a cavallo tra la Valle d'Aosta e il Piemonte ed è gestito dall'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, con sede a Torino.
Si estende su un terreno prevalentemente montuoso intorno al Gran Paradiso, l'unico massiccio montuoso alto oltre 4.000 metri interamente in territorio italiano. Il Parco è interessato da cinque valli principali: Val di Rhêmes, Val di Cogne, Valsavarenche, Valle dell'Orco e Val Soana. Il territorio del parco ricade a sud nel bacino idrografico dell'Orco e a nord in quello della Dora Baltea. I maggiori laghi del Parco si trovano nella zona circostante il Colle del Nivolet.
L'animale simbolo del Parco è lo stambecco, ormai diffuso in moltissimi esemplari. Tra i mammiferi che si possono osservare troviamo camosci, marmotte, lepri, volpi, tassi, ermellini, donnole, faine e martore. Il Parco è popolato anche di rapaci in cui è possibile imbattersi, come l'aquila, la poiana, il gheppio, il gufo reale, l'allocco e il gipeto, tornato recentemente a nidificare nell'area protetta. Diverse sono le specie di uccelli presenti, tra cui la pernice bianca, il gallo forcello, il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il pettirosso, il tordo e molti altri ancora. Numerose sono anche le varietà di rettili, anfibi e insetti come le vipere, i tritoni, le salamandre e la farfalla Parnassius.
Per quanto riguarda la flora, gli alberi più frequenti sono i larici, insieme ad abeti rossi e pini cembri. Più raro l'abete bianco. Salendo lungo il paesaggio è possibile trovare vasti pascoli alpini pieni di fiori durante la primavera. Salendo poi fino al Gran Paradiso (4061 m) è possibile trovare rocce e ghiacciai.
Il Parco possiede una rete di sentieri estesa per oltre 500 km che attraversa le cinque valli racchiuse nell'area protetta. É possibile scegliere il sentiero più adatto alle proprie capacità o esigenze, anche in base alla stagione dell'anno.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, istituito nel 1922, è il più antico Parco Nazionale italiano. Si trova a cavallo tra la Valle d'Aosta e il Piemonte ed è gestito dall'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, con sede a Torino.
Si estende su un terreno prevalentemente montuoso intorno al Gran Paradiso, l'unico massiccio montuoso alto oltre 4.000 metri interamente in territorio italiano. Il Parco è interessato da cinque valli principali: Val di Rhêmes, Val di Cogne, Valsavarenche, Valle dell'Orco e Val Soana. Il territorio del parco ricade a sud nel bacino idrografico dell'Orco e a nord in quello della Dora Baltea. I maggiori laghi del Parco si trovano nella zona circostante il Colle del Nivolet.
L'animale simbolo del Parco è lo stambecco, ormai diffuso in moltissimi esemplari. Tra i mammiferi che si possono osservare troviamo camosci, marmotte, lepri, volpi, tassi, ermellini, donnole, faine e martore. Il Parco è popolato anche di rapaci in cui è possibile imbattersi, come l'aquila, la poiana, il gheppio, il gufo reale, l'allocco e il gipeto, tornato recentemente a nidificare nell'area protetta. Diverse sono le specie di uccelli presenti, tra cui la pernice bianca, il gallo forcello, il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il pettirosso, il tordo e molti altri ancora. Numerose sono anche le varietà di rettili, anfibi e insetti come le vipere, i tritoni, le salamandre e la farfalla Parnassius.
Per quanto riguarda la flora, gli alberi più frequenti sono i larici, insieme ad abeti rossi e pini cembri. Più raro l'abete bianco. Salendo lungo il paesaggio è possibile trovare vasti pascoli alpini pieni di fiori durante la primavera. Salendo poi fino al Gran Paradiso (4061 m) è possibile trovare rocce e ghiacciai.
Il Parco possiede una rete di sentieri estesa per oltre 500 km che attraversa le cinque valli racchiuse nell'area protetta. É possibile scegliere il sentiero più adatto alle proprie capacità o esigenze, anche in base alla stagione dell'anno.
Il Parco nazionale della Val Grande è stato istituito nel 1992 per preservare la zona selvaggia più estesa delle Alpi e d'Italia, interamente compresa nei confini della provincia del Verbano Cusio Ossola. All'interno del parco si trovano la Riserva naturale Val Grande (riserva naturale integrale e biogenetica) e la Riserva naturale Monte Mottac (riserva naturale orientata e biogenetica) istituite entrambe nel 1971.
Il parco si estende su un terreno prevalentemente montuoso che comprende l'intera Val Grande, la laterale Val Pogallo e parzialmente le valli Vigezzo, Cannobina, Ossola ed Intrasca.
Protagonista in Val grande è un bosco giovane che si estende su buona parte della superficie del parco con specie di bassa montagna come castagno, faggio, nocciolo. La fauna, molto ricca, è composta prevalentemente da mammiferi come camoscio, capriolo, cervo, cinghiale, lupo, volpe faina, martora, tasso e donnola; uccelli come aquila reale, falco pellegrino, gallo forcello, francolino di monte, gufo reale, picchio nero e rettili come la vipera.
Durante la seconda guerra mondiale, i territori della Val Grande e della Val Pogallo furono un rifugio per molti partigiani. Nel luglio 1944, i nazifascisti condussero un aggressivo rastrellamento della zona, al cui termine si contarono circa 300 partigiani morti, 208 baite incendiate e 50 case danneggiate o distrutte dai bombardamenti. Anche civili, alpigiani e pastori furono vittime del rastrellamento: pagarono con la vita o con l'incendio delle loro stalle l'appoggio dato alla Resistenza.
Il Parco nazionale della Val Grande è stato istituito nel 1992 per preservare la zona selvaggia più estesa delle Alpi e d'Italia, interamente compresa nei confini della provincia del Verbano Cusio Ossola. All'interno del parco si trovano la Riserva naturale Val Grande (riserva naturale integrale e biogenetica) e la Riserva naturale Monte Mottac (riserva naturale orientata e biogenetica) istituite entrambe nel 1971.
Il parco si estende su un terreno prevalentemente montuoso che comprende l'intera Val Grande, la laterale Val Pogallo e parzialmente le valli Vigezzo, Cannobina, Ossola ed Intrasca.
Protagonista in Val grande è un bosco giovane che si estende su buona parte della superficie del parco con specie di bassa montagna come castagno, faggio, nocciolo. La fauna, molto ricca, è composta prevalentemente da mammiferi come camoscio, capriolo, cervo, cinghiale, lupo, volpe faina, martora, tasso e donnola; uccelli come aquila reale, falco pellegrino, gallo forcello, francolino di monte, gufo reale, picchio nero e rettili come la vipera.
Durante la seconda guerra mondiale, i territori della Val Grande e della Val Pogallo furono un rifugio per molti partigiani. Nel luglio 1944, i nazifascisti condussero un aggressivo rastrellamento della zona, al cui termine si contarono circa 300 partigiani morti, 208 baite incendiate e 50 case danneggiate o distrutte dai bombardamenti. Anche civili, alpigiani e pastori furono vittime del rastrellamento: pagarono con la vita o con l'incendio delle loro stalle l'appoggio dato alla Resistenza.
Il Parco Safari delle Langhe è un giardino zoologico situato a Murazzano, in provincia di Cuneo. Istituito nel 1976, il parco ospita 350 animali di cinquanta specie diverse, che si possono osservare in un percorso automobilistico di 5 km, mentre è possibile osservare le specie acquatiche e i rettili in acquari e rettilari. Il Parco si estende per circa 70 ettari ed è il più grande zoo italiano.
Il Parco Safari delle Langhe ospita una grande varietà di specie animali in semi libertà. La particolarità di questo luogo è che si possono trovare specie un po' più rare da vedere rispetto ai normali parchi. Giaguari, Lupi, Linci, Tigri bianche, Camaleonti e Draghi cinesi, Wallaby, Volpi, Zebre, Tigri e Leoni, Puma, Procioni, Cinghiali e Alpaca sono solo alcuni degli animali presenti.
Il Parco Safari delle Langhe svolge anche una funzione didattica, scientifica e di protezione e conservazione della biodiversità. Per questo motivo sono previste anche visite guidate per scolaresche o gruppi volte a stimolare l'interesse e la conoscenza verso la natura, per coinvolgere e sensibilizzare i visitatori.
Il Parco Safari delle Langhe è un giardino zoologico situato a Murazzano, in provincia di Cuneo. Istituito nel 1976, il parco ospita 350 animali di cinquanta specie diverse, che si possono osservare in un percorso automobilistico di 5 km, mentre è possibile osservare le specie acquatiche e i rettili in acquari e rettilari. Il Parco si estende per circa 70 ettari ed è il più grande zoo italiano.
Il Parco Safari delle Langhe ospita una grande varietà di specie animali in semi libertà. La particolarità di questo luogo è che si possono trovare specie un po' più rare da vedere rispetto ai normali parchi. Giaguari, Lupi, Linci, Tigri bianche, Camaleonti e Draghi cinesi, Wallaby, Volpi, Zebre, Tigri e Leoni, Puma, Procioni, Cinghiali e Alpaca sono solo alcuni degli animali presenti.
Il Parco Safari delle Langhe svolge anche una funzione didattica, scientifica e di protezione e conservazione della biodiversità. Per questo motivo sono previste anche visite guidate per scolaresche o gruppi volte a stimolare l'interesse e la conoscenza verso la natura, per coinvolgere e sensibilizzare i visitatori.
Zoom è il primo bioparco immersivo d'Italia e si trova a Cumiana, in provincia di Torino.
Inaugurato nel 2009, il parco occupa un'area di circa 160.000 m² e ospita 84 specie animali in 11 habitat. È stato progettato per la protezione delle specie a rischio di estinzione e ospita animali provenienti da altre strutture zoologiche europee EAZA in exhibit che riproducono gli habitat di origine delle specie, ovvero Asia e Africa.
Zoom ospita una grande varietà di animali, divisi per specie con ricreazione del loro habitat naturale. In un percorso a piedi si passa dalle giraffe e zebre a ippopotami e lemuri. Sono presenti parecchie specie ed è possibile assistere ogni giorno a numerosi spettacoli e dimostrazioni, come quello dei rapaci, ed è possibile anche dar da mangiare a giraffe, tartarughe e struzzi.
Sono presenti aree ristoro e una piscina dove è possibile nuotare con i pinguini.
Zoom è il primo bioparco immersivo d'Italia e si trova a Cumiana, in provincia di Torino.
Inaugurato nel 2009, il parco occupa un'area di circa 160.000 m² e ospita 84 specie animali in 11 habitat. È stato progettato per la protezione delle specie a rischio di estinzione e ospita animali provenienti da altre strutture zoologiche europee EAZA in exhibit che riproducono gli habitat di origine delle specie, ovvero Asia e Africa.
Zoom ospita una grande varietà di animali, divisi per specie con ricreazione del loro habitat naturale. In un percorso a piedi si passa dalle giraffe e zebre a ippopotami e lemuri. Sono presenti parecchie specie ed è possibile assistere ogni giorno a numerosi spettacoli e dimostrazioni, come quello dei rapaci, ed è possibile anche dar da mangiare a giraffe, tartarughe e struzzi.
Sono presenti aree ristoro e una piscina dove è possibile nuotare con i pinguini.
Il Safari Park di Pombia è un complesso turistico fondato nel 1976 che include un giardino zoologico, uno zoo safari e un parco divertimenti e si trova a Pombia, in provincia di Novara. Nei suoi 450.000 mq di estensione ospita oltre 110 specie di animali, di cui tre a grave rischio estinzione: l’Antilope Addax, l’Asino Somalo e il Cobra Reale. Safari Park è, infatti, anche centro riproduttivo internazionale e garantisce la tutela del patrimonio genetico, la sopravvivenza della specie e, quando possibile, il reinserimento in natura.
È composto da due aree distinte: il parco divertimenti con una trentina di giostre, con animali entro recinti o gabbie, ed il parco safari dove gli animali vivono in libertà e sono osservabili dai visitatori dall'interno dei loro veicoli o usufruendo degli appositi trenini. Diviso in zone, si passa prima nella zona dei grandi erbivori: giraffe, elefanti, rinoceronti, struzzi; subito dopo si ammirano i felini come tigri e leoni. Sono presenti anche un rettilario, un acquario, la fattoria, i rapaci e un parco divertimento per i più piccoli.
Il parco ha stipulato un accordo di collaborazione con la facoltà di Medicina veterinaria dell'Università degli Studi di Torino sui progetti di ricerca che riguardano la patologia e il benessere degli animali allevati e sulla conservazione di alcune specie a rischio d'estinzione.
Il Safari Park di Pombia è un complesso turistico fondato nel 1976 che include un giardino zoologico, uno zoo safari e un parco divertimenti e si trova a Pombia, in provincia di Novara. Nei suoi 450.000 mq di estensione ospita oltre 110 specie di animali, di cui tre a grave rischio estinzione: l’Antilope Addax, l’Asino Somalo e il Cobra Reale. Safari Park è, infatti, anche centro riproduttivo internazionale e garantisce la tutela del patrimonio genetico, la sopravvivenza della specie e, quando possibile, il reinserimento in natura.
È composto da due aree distinte: il parco divertimenti con una trentina di giostre, con animali entro recinti o gabbie, ed il parco safari dove gli animali vivono in libertà e sono osservabili dai visitatori dall'interno dei loro veicoli o usufruendo degli appositi trenini. Diviso in zone, si passa prima nella zona dei grandi erbivori: giraffe, elefanti, rinoceronti, struzzi; subito dopo si ammirano i felini come tigri e leoni. Sono presenti anche un rettilario, un acquario, la fattoria, i rapaci e un parco divertimento per i più piccoli.
Il parco ha stipulato un accordo di collaborazione con la facoltà di Medicina veterinaria dell'Università degli Studi di Torino sui progetti di ricerca che riguardano la patologia e il benessere degli animali allevati e sulla conservazione di alcune specie a rischio d'estinzione.
La riserva naturale è stata istituita nel 1989, ed è amministrata dal Parco del Marguareis; si trova a Villar San Costanzo, in località Costa Pragamonti, ad una quota compresa tra 650 e 950 m., e si estende su una superficie di 64 ettari. La riserva è nata per proteggere un fenomeno di erosione molto particolare: le "colonne di erosione" (anche chiamate "piramidi di terra", o "Ciciu 'd pera"), che si ergono ai piedi del massiccio del monte San Bernardo. Queste formazioni sono sculture morfologiche naturali, con una tipica forma di funghi, il cui cappello è costituito da un masso erratico (anche di notevoli dimensioni) ed il cui gambo è costituito da terra e pietrisco. In quest'area queste colonne di erosione prendono il nome popolare di ciciu, parola piemontese che significa pupazzo, fantoccio.
I "ciciu" sono funghi rocciosi composti, come si è detto, da due parti: da un "cappello" di gneiss occhiadino, un tipo di roccia metamorfica di origine magmatica caratterizzata da bande grossolane di minerali alternativamente chiari e scuri; e da un "gambo" di terra e pietrisco, costituito prevalentemente da una frazione fine (al 90% limo e sabbia, al 10% argilla), a cui si aggiungono frammenti di quarzo, gneiss e micascisti: una miscela molto friabile, cementata da una matrice silicea ricca di ossidi di ferro, che le conferisce il tipico colore rossastro.
All'interno della riserva si possono trovare anche una fauna e una flora molto ricche. Il bosco in cui è immerso il "giardino roccioso" è composto prevalentemente da querce roverelle e castagni, ma è stata stimata la presenza di circa 300 specie floristiche diverse. L'abbondante vegetazione svolge anche un compito "morfologico", rallentando l'azione erosiva degli agenti atmosferici e proteggendo così i "ciciu". La fauna è quella tipica della zona: vi sono molte specie di uccelli, fra cui il picchio muratore, il picchio rosso minore, il picchio verde, la cincia dal ciuffo e la cinciarella, il codibugnolo, il fiorrancino, il regolo, la poiana, il falco pellegrino, la civetta, l'allocco e il barbagianni. Fra i mammiferi la presenza predominante è costituita dai ghiri, ma è stata segnalata anche la presenza di scoiattoli, volpi, cinghiali, caprioli, donnole, faine e tassi.
La riserva naturale è stata istituita nel 1989, ed è amministrata dal Parco del Marguareis; si trova a Villar San Costanzo, in località Costa Pragamonti, ad una quota compresa tra 650 e 950 m., e si estende su una superficie di 64 ettari. La riserva è nata per proteggere un fenomeno di erosione molto particolare: le "colonne di erosione" (anche chiamate "piramidi di terra", o "Ciciu 'd pera"), che si ergono ai piedi del massiccio del monte San Bernardo. Queste formazioni sono sculture morfologiche naturali, con una tipica forma di funghi, il cui cappello è costituito da un masso erratico (anche di notevoli dimensioni) ed il cui gambo è costituito da terra e pietrisco. In quest'area queste colonne di erosione prendono il nome popolare di ciciu, parola piemontese che significa pupazzo, fantoccio.
I "ciciu" sono funghi rocciosi composti, come si è detto, da due parti: da un "cappello" di gneiss occhiadino, un tipo di roccia metamorfica di origine magmatica caratterizzata da bande grossolane di minerali alternativamente chiari e scuri; e da un "gambo" di terra e pietrisco, costituito prevalentemente da una frazione fine (al 90% limo e sabbia, al 10% argilla), a cui si aggiungono frammenti di quarzo, gneiss e micascisti: una miscela molto friabile, cementata da una matrice silicea ricca di ossidi di ferro, che le conferisce il tipico colore rossastro.
All'interno della riserva si possono trovare anche una fauna e una flora molto ricche. Il bosco in cui è immerso il "giardino roccioso" è composto prevalentemente da querce roverelle e castagni, ma è stata stimata la presenza di circa 300 specie floristiche diverse. L'abbondante vegetazione svolge anche un compito "morfologico", rallentando l'azione erosiva degli agenti atmosferici e proteggendo così i "ciciu". La fauna è quella tipica della zona: vi sono molte specie di uccelli, fra cui il picchio muratore, il picchio rosso minore, il picchio verde, la cincia dal ciuffo e la cinciarella, il codibugnolo, il fiorrancino, il regolo, la poiana, il falco pellegrino, la civetta, l'allocco e il barbagianni. Fra i mammiferi la presenza predominante è costituita dai ghiri, ma è stata segnalata anche la presenza di scoiattoli, volpi, cinghiali, caprioli, donnole, faine e tassi.
La Riserva naturale speciale del Parco Burcina "Felice Piacenza" è un'area boschiva protetta di circa 57 ettari istituita nel 1980 con legge della Regione Piemonte e ubicata fra i comuni di Pollone e Biella. Il Comune di Biella è proprietario di quasi tre quarti dell'intera superficie. La riserva sorge sul colle (o bric) Burcina e si occupa della tutela delle caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche della zona. Più specificatamente cura la valorizzazione delle attività della riserva stessa e la promozione dell'attività scientifica, culturale e didattica del luogo con un'attività che interessa il mondo della scuola.
Dal parco della Burcina è possibile osservare un panorama a centottanta gradi che si estende dal complesso collinare morenico della Serra di Ivrea fino alla pianura del biellese in direzione del Canavese (Torino) e delle risaie del vercellese. Il parco è fornito di tre varchi di accesso: uno alla base, uno a media altura ed uno nella parte più alta. Interamente pedonalizzato, è conosciuto in tutto il mondo per la sua eccezionale conca dei rododendri, a cui sono riservati circa due ettari su cinquantasette del complesso e la cui massima fioritura si ha nei mesi di maggio e giugno.
La Riserva naturale speciale del Parco Burcina "Felice Piacenza" è un'area boschiva protetta di circa 57 ettari istituita nel 1980 con legge della Regione Piemonte e ubicata fra i comuni di Pollone e Biella. Il Comune di Biella è proprietario di quasi tre quarti dell'intera superficie. La riserva sorge sul colle (o bric) Burcina e si occupa della tutela delle caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche della zona. Più specificatamente cura la valorizzazione delle attività della riserva stessa e la promozione dell'attività scientifica, culturale e didattica del luogo con un'attività che interessa il mondo della scuola.
Dal parco della Burcina è possibile osservare un panorama a centottanta gradi che si estende dal complesso collinare morenico della Serra di Ivrea fino alla pianura del biellese in direzione del Canavese (Torino) e delle risaie del vercellese. Il parco è fornito di tre varchi di accesso: uno alla base, uno a media altura ed uno nella parte più alta. Interamente pedonalizzato, è conosciuto in tutto il mondo per la sua eccezionale conca dei rododendri, a cui sono riservati circa due ettari su cinquantasette del complesso e la cui massima fioritura si ha nei mesi di maggio e giugno.
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